Chi crede nel valore della parola, deve educarsi lentamente a riconoscere e credere alla sua intrinseca forze ed energia. Affidiamo la nostra parola alle persone con cui viviamo e lasciamo che queste parole esercitino il loro “mandato”, espletino il loro compito, con filiale e mansueta obbedienza. Esse lavorano, operano e cantano nella mente e nel cuore del nostro interlocutore con intrinseco e autonomo vigore.

Le parole sono capaci di intercettare i vissuti, colorare i sentimenti, illuminare i dubbi. Esse possiedono una vita propria, un dinamismo interno che ci sfugge un volta che le abbiamo pronunciate. Talvolta hai il dubbio che non siano neanche “tue” parole ma che tu ti presti come semplice megafono di parole che vivono e fluiscono da sé.

Quando diciamo una parola, soprattutto quando questa ha il “peso della via”, attiviamo un percorso che non possiamo più controllare: esse nascono nel nostro cuore, prendono forma sulla nostra lingua e, attraverso di essa, giungono alle orecchie dell’interlocutore.  Da li parte un viaggio “imprevedibile”: esse giungono al cuore, smuovono pietre esistenziale, aprono porte ormai serrata da tempo, si impastano con il vissuto, dando forma alla coscienza. Come un fiume carsico esse si insinuano nei pertugi dell’anima, fecondando con la sua presenza terreni aridi. Ogni nostra parola fa tutto questo!

Ogni parola detta è un dono che facciamo all’altro, nella speranza e nella convinzione che questa parola diventi un catalizzatore di crescita, maturazione e cambiamento. Ogni parola partecipa di quel potere che ha La Parola, la quale, come la pioggia e la neve scende dal cielo e non vi ritorna senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare.