Checché se ne pensi, occorre molta forza per essere miti e molta determinazione per agire da persone gentili, attente e premurose.

Una certa visione un po’ “machista” esalta l’uomo “tutto d’un pezzo”, rude, grezzo, che “non deve chiedere mai”. Anche una recente pubblicità inneggia alla crudezza come condizione auspicabile per l’uomo: ciò che è crudo, rude, aspro, spigoloso e acerbo suona sempre come qualcosa di virile, di autentico e di vitale. La gentilezza, secondo questa narrazione, ha un non so che di debole, di flaccido, di vile e di pusillanime.

Eppure quando osservo i modi e i gesti di una persona gentile e dolce, non percepisco alcuna nota di debolezza… tutt’altro… La gentilezza esige una grande forza ed una straordinaria capacità di dominio e di controllo. Colui che è gentile sa governare l’irruenza e l’impeto dei propri gesti, delle proprie parole e dei propri pensieri. Egli è come se sapesse dosare la propria energia, esprimendola in modo da non risultare nociva per gli altri. La dolcezza è la preziosa caratteristica propria di chi è talmente attento ad onorare la presenza dell’altro che ogni singolo dettaglio, minuzia o particolare divenne degno di cura e di attenzione.

Confesso che subisco sempre il fascino di questi strani personaggi, gente d’altri tempi, uomini che sanno muoversi nel mondo con delicatezza e garbo, con grazia ed eleganza, con tatto e premura. Cogli sempre grande vitalità e determinazione in loro. È gente che affronta la vita di petto, forse anche a muso duro, ma questa loro determinazione non si traduce in aggressività o violenza. A loro non occorre invadere lo spazio altrui per proseguire sulla propria strada.

Adoro le persone gentili: nelle loro parole e nei loro gesti intravedo la forza mite e promettente della vita.