tutti i morti sono uguali

Tutti i morti sono uguali. Così come tutte le vittime meritano il medesimo rispetto. Pare essere questo il principio che ha mosso il comune di Predappio a rifiutare un contributo di 370 euro per la partecipazione di due studenti al progetto “Promemoria Auschwitz – Treno della Memoria”. Come dargli toro? Infatti il sindaco ha dichiarato che “quando saranno organizzati treni anche per il muro di Berlino o le Foibe o i gulag, allora la nostra amministrazione contribuirà all’iniziativa. Io dico che la storia va conosciuta tutta, a 360 gradi, e non solo quella di parte: bisogna sapere anche cosa ha fatto il comunismo per 50 anni.”

Vorrei sommessamente ricordare al sig. sindaco di Predappio che quand’anche avranno organizzato treni verso Berlino, le Foibe o i Gulag, ci sarà qualcuno che alzerà la mano e osserverà che nessuno andrà in questi posti finché non verranno organizzati altrettanti treni verso Erevan per il genocidio degli Armeni o verso il Ruanda ed il Burundi per onorare i morti Hutu e Tutsi o verso il Sud Africa per ricordare le vittime dell’apartheid. Insomma vorrei ricordargli che le vittime di violenza, stragi, guerre, devastazioni, genocidi sono una lista pressoché infinita nella breve storia dell’umanità, e che rifiutarsi di onorare la memoria di una di queste vittime finché non lo saranno tutte, rischia di essere una valida ragione per non ricordare nessuno.

Non esiste una classifica del dolore, né una top-ten delle tragedie. Ogni dolore, ogni sofferenza è un danno immenso ed incalcolabile. Ad Auschwitz sarebbe stata sufficiente la morte di solo bambino a motivo della sua razza, per rendere quel posto una meta meritevole di ricordo e compassione. Se è vero, come ci ricorda il Talmud, che “chi salva una vita, salva il mondo intero”, è altrettanto vero che chi uccide un solo uomo è come se uccidesse l’intera umanità.

Caro sindaco di Predappio, ogni singolo dolore va onorato e ricordato, senza se e senza ma, non in nome di una parte politica ma in nome di quel supremo principio di umanità che tutti ci lega. Io ci sono stato a Dachau e credetemi, nessuno esce dal quel posto provando odio verso una parte politica, verso un gruppo religioso o razziale. Sentire sulla propria pelle il dolore di una vittima ti rende fratello di tutti coloro che, nelle più disperate parti del mondo, hanno patito sofferenza ed umiliazione.

Andare a Auschwitz non è un atto politico, né religioso, né ideologico. È solo un atto di umanità.


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