consolazioni

Nei periodi difficili e segnati dalla fatica e dallo scoraggiamento abbiamo bisogno di trovare piccole consolazioni che sappiano tenerci vivi. Frequentemente queste consolazioni ci si offrono, inaspettatamente, attraverso cose “minime”: un buon piatto di cibo, un abbraccio di un amico, un sorriso, una stretta di mano, il calore di un contatto, una passeggiata o una giornata di sole. Sono cose piccole, niente di eclatante o di straordinario.

Tuttavia un grande studioso ci ricordava che i periodi di avvilimento hanno bisogno di “significanti” più che di “significati” (*), ossia di qualcosa capace di riattivare i sensi sopiti, di riaprire una comunicazione positiva con il mondo e capaci di destare il nostro torpore. Non è un elogio al minimalismo o ad un epicureismo a basso costo, ma la gioia di percepire la bontà originaria della vita, la quale sa emergere attraverso le piccole cose.

Queste piccole consolazioni sono il riaffiorare del bene nella trama contorta del tempo, piccole germinazioni che invitano alla speranza, che aprono al domani, che rompono il ciclo chiuso di negatività e pessimismo.

Occorre avere sensi pronti ed aperti per gustare queste minimalità esistenziali, per accorgersi di questi dettagli che rischiano di essere ignorati o trascurati. Penso che la vita sia prodiga di queste esperienze consolatorie; purtroppo sono i nostri sensi che talvolta sono come anestetizzati e drammaticamente insensibili ai piccoli doni di bene che la vita pone sul nostro cammino.

(*) Il significante, in linguistica è l’immagine acustica o visiva, ossia l’elemento formale, la ‘faccia esterna’ del segno. Quella interna, ossia il contenuto, è detta il significato

Lascia un commento

I’m Marco

Benvenuti in questo mio piccolo spazio virtuale che vorrebbe offrire sosta e ospitalità a pensieri ed esperienze capaci di custodire il senso ed i sensi della vita

Let’s connect