il silenzio tra due amici

Al termine della sua lunga vita, Marguerite Yourcenar, prima donna a far parte dell’Académie française, si ritirò sull’isola di Mount Desert nel Maine, dove morì nel 1987. In questa sua ultima abitazione la Yourcenar scrisse un poesia pubblicata poi postuma dalla sua compagna, dal titolo “I 33 nomi di Dio“. Si tratta di uno scritto sobrio, essenziale, quasi asciutto, in cui l’intellettuale, forse a testamento della sua vita, stila una lista dei nomi di Dio, attingendo a quell’immenso patrimonio di umanità maturato lungo tutta l’esistenza. Al di là di ogni retorica o enfasi, la Yourcenar parla del mistero della vita con la semplicità e l’essenzialità che segnano gli anni della vecchiaia: il nome di Dio è “Mare al mattino”, “Rumore dalla sorgente nelle rocce sulle pareti di pietra”, “Vento di mare a notte su un’isola”, “Ape” e così via.

In questo singolare viaggio poetico sono rimasto affascinato dal trentaduesimo nome di Dio presente sulla sua lista: “Il silenzio fra due amici”. Che definizione straordinaria!

Il nome di Dio consisterebbe nel silenzio che intercorre tra due amici quando, dopo molte parole scambiate e molte esperienze condivise, cala la calma e la tranquillità. Quel silenzio non racconta un’assenza di parola ma un suo eccesso: è tale il legame che unisce i due amici, che nessun vocabolo è adatto ad esprimerlo. Si sta in silenzio quando non si ha nulla da dire ma anche quando le parole non sarebbero in grado di reggere il racconto.

Il silenzio tra due amici… che esperienza mistica! Esso nasce quando cadono le difese, quando non c’è nulla da presidiare, nulla da spiegare o argomentare, niente da rappresentare o per cui fingere. C’è silenzio quando ci si può permettere di essere semplicemente se stessi di fronte all’altro, senza maschere, senza finzioni, senza pretese, senza menzogne o simulazioni, inganni o travestimenti, trucchi o commedie, attese o prestazioni.

Quanto mi manca questo silenzio, quanto mi piacerebbe abitarlo con più intensità, frequenza, e familiarità! Quante volte le nostre parole diventano barriere, muri, rappresentazioni, recite ed esibizioni! Quanto il nostro dire attiene alla prestazione, all’apparenza e alla performance! È bello pensare che Dio abiti quegli interstizi muti delle nostre amicizie, pieni di nulla ed in cui l’affetto scorre sereno ed abbondante senza che alcuna parole ne interrompa il fluire.

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