L’amico vero è inutile, senza scopo, senza ragione, senza fine. L’amicizia vera non nasce da un bisogno, non origina da una necessità né da una utilità o un vantaggio. Ti sono amico perché da te non mi aspetto niente, non ho attese, non ho vuoti da colmare né contraccambi da ricevere.
Forse la verità dell’amicizia sta nel riconoscere che dell’altro possiamo fare tranquillamente a meno, che saremmo ugualmente felici e sereni, che potremmo avere una vita sufficientemente gratificante e piena anche senza di lui. La forza dell’amico sta proprio in questo: nonostante io non abbia bisogno di te per essere felice, io scelgo la tua presenza nella mia vita come ciò che porta qualcosa che io, da solo, non mi saprei dare.
Le amicizie più sincere e libere forse sono proprio quelle in cui non si ha bisogno dell’altro, quelle in cui non ci sono beni da scambiare, richieste da soddisfare, fami da sfamare, abissi da colmare. L’amicizia, quella con la A maiuscola, è quella che prende le mosse da una gratuità ed una vanità radicale: nessuna meta da raggiungere, nessun traguardo da tagliare, nessun obiettivo da perseguire, nulla di tutto ciò.
Adoro l’amicizia di coloro che mi aspettano senza averne una ragione, che mi ascoltano senza un motivo, che mi parlano per il gusto delle parole, che non si aspettano nulla da me se non la mia semplice, mite e povera presenza. Adoro l’amicizia che non mettere mai i “se” all’inizio delle frasi, che non pone condizioni, che non fissa limiti, che coniuga i verbi al tempo presente perché esso è il solo tempo che si addice all’amore.
Adoro l’amicizia di chi mi chiede come sto ed è interessato alla risposta, di chi non segue cliché predefiniti, non bada alle buone maniere ma rallenta il passo quando sono stanco anche se potrebbe correre veloce.
Adoro l’amicizia di chi sa donare silenzi affinché le parole possano emergere vere dal fondo dell’anima dell’altro, senza sforzo, senza giudizio, senza valutazione.
Che belle che sono queste amicizie inutili, oziose, vane ed inservibili, leggere ed inconcludenti, precarie e transitorie, soprattutto libere da ogni pretesa, da ogni brama e da ogni godimento. Esse sono piccoli ma benefici ristori dove riassaporare la profondità dell’esistenza.









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