“Amici non saremo mai, questo lo sapete. Saremo gli esseri più felici o gli esseri più infelici della terra, questo dipende da voi” dice il conte Vronskij a Anna Karenina nell’omonimo romanzo di Lev Tolstoj (1877).
Che strani certi legami! Alcuni funzionano davvero come suggerisce il conte Vronskij: essi sono incapaci di compromessi, di mezze misure o di accomodamenti. Ci sono particolari affetti che non ammettono vie di mezzo, che non accettano cose sfumate o tiepide: o sono caldi o freddi, in un modo così drastico e ruvido da risultare persino violento ed corrosivo.
Forse il legame tra due fidanzati è il caso più facile e plateale: difficile passare dalla passione all’amicizia; difficile affievolire un incendio per trasformalo in un fuoco addomesticato, buono per cucinare. L’incendio o procede gagliardo o si spegne. Non esistono vie di mezzo. Eppure esistono anche affetti meno “passionali” che vivono di questa intrinseca esigenza, come se fossero incapaci di darsi un limite, di segnare un confine, di tracciare per terra una linea da non superare. Sono quei legami con cui non riesci a scendere a patti, che non puoi addolcire o mitigare perché ogni piccolo passo indietro parrebbe un tradimento, una rinuncia, una sconfitta.
Qualcuno mi disse una volta che negli affetti non ci si accontenta. È vero, l’ho sperimentato in prima persona. Eppure vi sono affetti per cui questa regola vale all’ennesima potenza e per i quali la si applica senza sconti e condizioni. Forse sono i legami che sentiamo talmente vitali e necessari che alla fine ogni riduzione o contrazione si tradurrebbero in una inaccettabile mortificazione della nostra anima.









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