A Miriam
Non c’è vera favola senza un finale. Puoi immaginare Cappuccetto Rosso che non incontra la nonna? O Biancaneve che non sposa il principe azzurro? O Pinocchio che non diventa un ragazzo in carne e ossa? Il finale è parte integrante di ogni favola, non solo come elemento essenziale, ma come qualcosa senza il quale la storia non avrebbe il suo compimento. Si potrebbe quasi dire che il finale è presente fin dall’inizio di ogni fiaba: la fine è già contenuta nell’inizio, non come una conclusione scontata e prevedibile, ma nella forma di una promessa, un’aspirazione e una speranza.
È un po’ quello che è accaduto alla tua storia, cara Miriam: la laurea, come il finale di una fiaba, era scritta all’inizio, non come un traguardo ovvio e necessario, ma come una meta, un compimento, una pienezza. Tuttavia, ciò che davvero conta in questo racconto, tra l’inizio e la fine, è il valore del viaggio. Pensa a cosa sarebbe Biancaneve se la protagonista sposasse il principe alla seconda riga del racconto. Se non dovesse affrontare difficoltà, sentirsi sola, lottare, trovare amici e alleati, crescere, sperare e disperare. Questo vale per Biancaneve e vale per ogni favola della nostra vita.
Ciò che conta davvero è la fatica e la gioia del percorso, i lunghi giorni che si somigliano, attraversati in solitudine, quelli in cui dubiti del finale, quelli in cui il peso del cammino sembra più intenso. È solo così che si comprende, cara Miriam, che non esistono scorciatoie tra l’inizio e la meta, nessun ascensore che porti in cima, nessuna soluzione a basso costo. Perché, alla fine del viaggio, ti rendi conto che il finale era meno scontato di quanto immaginassi e che la destinazione era più un’indicazione di direzione che un punto preciso da raggiungere.
Che strana la vita: arrivi alla meta e ti accorgi che non c’era nessun percorso già tracciato, ma il sentiero lo hai creato camminando. Giungi al finale della tua fiaba e ti rendi conto che non c’era alcun obiettivo esterno da raggiungere, nessuna eccellenza da dimostrare, nessuna competizione da vincere. La vita è soprattutto questione di interpretazione, di scegliere e recitare il copione che hai scritto tu stessa, in modo unico e originale.
E credimi, cara Miriam, il finale della tua storia è stato davvero un successo, non tanto o non solo per il risultato ottenuto, ma per quanto questo viaggio ti ha forgiato, ti ha trasformato, ti ha fatto maturare e ha modellato la tua persona come un piccolo capolavoro.
E di questo sono immensamente orgoglioso.









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