Viviamo vite da funamboli, siamo dei precari della vita, persone insicure del futuro e incerte del domani. Sperimentiamo sempre una provvisorietà esistenziale che ci spinge ad aggrapparci continuamente alla prima roccia disponibile, sospinti verso nuovi approdi, senza alcuna certezza che essi restino affidabili anche per il giorno dopo. Viviamo come appesi ad un filo, insicuri su quello che potrà succedere, impotenti di fronte ad un domani che incombe, talvolta minaccioso e ostile.
Questa nostra provvisorietà ci spinge a cercare la sorgente dell’Essere, ci porta a bramare qualcosa capace di dare stabilità alle nostre esistenze; abbiamo necessità di vivere un radicamento che garantisca sostanza e tenuta ai nostri giorni, che si offra come promessa per il domani e speranza di permanere attraverso i giorni.
Nelle burrasche della vita sperimentiamo la nostalgia di un porto sicuro, riparato da venti e tempeste; sentiamo il desiderio di una casa capace di ospitare la nostra identità travagliata, in cui ciascuno abbia la gioia di custodire se stesso senza alcuna paura di perdersi.
Vedi anche come un giocoliere…









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