Anna vive!

Confesso che conoscevo Anna Politkovskaja per sentito dire, attraverso quelle poche informazioni che si possono dedurre da una lettura veloce e superficiale dei media. Una conoscenza davvero limitata che la riconosceva come una giornalista coraggiosa e controcorrente, uccisa brutalmente a causa di quanto scriveva contro il regime russo. Poco altro. È stata una sorpresa, accompagnata, lo ammetto, da un senso di colpa per una tale mancanza da parte mia, approfondire un poco di più la storia ed il percorso di questa donna, grazie alla straordinaria interpretazione di Elsa Bossi nello spettacolo “Anna è viva – Giornalista non rieducabile”, messo in scena ieri sera nella straordinaria cornice di Abbadia Cerreto grazie al MEIC di Lodi.

Dal racconto inteso, coinvolgente, a tratti drammatico e crudo, che Elsa Bossi fa di Anna, ne emerge una figura enorme, grandiosa, immensa, una donna che, nella semplicità della vita e della professione di giornalista, ha abitato l’umano con una intensità ed una profondità inaudite. Anna è una donna coerente, giusta, tutta d’un pezzo, che sente la missione di raccontare la vita e la storia anche quando esse prendono i declini della guerra e della tragedia, come durante la seconda guerra cecena. Anna è una donna che non rinuncia alla propria libertà interiore, al senso della propria vocazione, disponibile a pagare il conto che essa comporta. Violentata, avvelenata, criticata e picchiata, dileggiata ed insultata, Anna non perde il senso della rotta, non smarrisce il confine tra il bene ed il male, in un contesto, quello russo, in cui tutto diviene labile, insensato, brutale, violento, incomprensibile. Anna non perde il potere della parola e con essa la dignità del pensiero ed il coraggio della denuncia. Anna diviene una reietta, una emarginata, una dei tanti sconfitti della storia che abitano le periferie dell’esistenza.

Ascoltando le parole di Anna, straordinariamente belle e profonde, senti la eco di tutti i rifiutati, i perdenti, i piegati, i vinti, di coloro che la vita ha colpito e messo all’angolo perché portatori di una voce profetica inascoltabile e fastidiosa. Sì, Anna è una moderna e laica profetessa, una voce che sveglia le coscienze, che turba i sonni, che inquieta le nostre tranquille sonnolenze; Anna è un pugno allo stomaco alla nostra codardia e pusillanimità, un’accusa a quei nostri voltarci da un’altra parte, abbassare gli occhi, mordersi la lingua.

Ho ammirato nelle parole di Anna, magistralmente interpretate da Elsa, quella passione per la carne degli uomini, quel sentire sulla propria pelle la sofferenza del fratello, quella compassione che non è facile pietismo, ma condivisione, empatia, solidarietà. Ma tutto questo mai con un senso sdolcinatamente sentimentale o languido, ma sapendo conservare il valore del pensiero critico, della parola che sa discernere, comprendere e interpetrare.

Confesso che alla fine dello spettacolo ho provato un senso di disorientamento, di confusione, di smarrimento: come possiamo noi vivere all’altezza di Anna? Come possiamo calpestare questa terra con lo stesso piglio, la stessa coerenza, la stessa dignità? Come noi, gente fortunata e gaudente del 2023, possiamo aspirare a restare uomini, senza rischiare di tradire chi siamo e ciò a cui siamo chiamati?

Grazie Anna! E sì, è vero: Anna vive!

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