uomini di serie B

Ho letto da qualche parte, non ricordo dove, che nella cultura capitalista il valore di ogni uomo dipende dalla sua capacità di spesa: chi può spendere molto vale molto, chi può spendere poco possiede un valore minore. Trovo disumana questa legge e cerco di convincermi che non sia così, tuttavia accadono fatti che non fanno che testimoniare la triste verità di questa considerazione.

Penso, per stare sulla cronaca recente, alle ricerche di quel sommergibile turistico, disperso mentre stava visitando i resti del Titanic depositati in fondo all’oceano. Penso alla eco mediatica che la notizia ha avuto, al moto collettivo di partecipazione che ha attivato e penso all’ingente macchina del soccorso che si è mossa per cercare i dispersi. Nessuno ha, giustamente, alzato un dito per criticare la notevole somma di denaro che questa operazione di salvataggio sta costando, né alcuno sta, altrettanto giustamente, discutendo dell’opportunità che 5 persone si lancino nell’oceano profondo per puro diletto.

Penso poi al caso, sempre recente, di quel centinaio di disperati che hanno trovato la morte di fronte alla coste greche: si trattava di gente, molte donne e bambini, in fuga dalla disperazione, dalle guerre e dalla fame e che stavano cercando un po’ di salvezza dall’altra parte del mediterraneo. Per loro i soccorsi non sono stati così repentini e massicci ma un ingolfo burocratico ed organizzativo (così pare) ha impedito di salvare le loro vite. Penso anche ai pensieri, a volta espressi, altri volte solo intuiti, che lasciano intendere che un po’ se la sono andati a cercare, che certe cose non si fanno, non si mettono a rischio le vite dei figli per certi viaggi…

Che disparità di trattamento!

E la cosa davvero impressionante (e preoccupante) è che nessuno di noi percepisce lo scandalo di questi sentimenti così’ diversi, di questo abisso di pietà che intercorre tra la partecipazione commossa e la cinica indifferenza.

Badate: non punto il dito contro nessuno. È la prospettiva con cui osserviamo il mondo che crea questa “distorsione ottica”, grazie alla quale 5 persone superricche disperse in fondo all’oceano sono (giustamente) una tragedia, mentre 500 poveracci che affondano nel mediterraneo una pura fatalità. Tutto dipende da che parte guardi il mondo e quali occhiali indossi per osservare le cose.

È un fatto culturale, non emotivo, finanziario o organizzativo. È la nostra cultura che ci porta a dare peso diverso a cose simili, al di là di ogni approccio razionale e ragionevole. Sono i valori che assumiamo acriticamente (e colpevolmente) dal nostro contesto sociale che generano una deformazione della realtà che è la radice remota di tutto questo.

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