Chi ama è vulnerabile. Non c’è amore vero che non conosca in profondità l’esperienza della fragilità, della debolezza e dell’esposizione. Forse davvero possiamo spingerci a dire che la vulnerabilità è il tratto distintivo di un vero amore, la cartina tornasole che testimonia se il sentimento di affetto che stiamo sperimentando sia autentico, disinteressato e gratuito.
Conosco diverse persone che resistono a questa debolezza, che ambiscono ad amare senza correre il rischio della delusione, del rifiuto e della incomprensione. Persone che vivono con il freno a mano tirato, preoccupati di non perdere il controllo di quello che sentono e che vivono. La mia (piccola) esperienza dice che il risultato è sempre lo stesso: chi non si espone, chi non rischia, chi non accetta di essere ferito, finisce per vivere ai margini dell’amore, di provarne solo un innocuo surrogato, che, magari, concede qualche brivido momentaneo, ma non apre mai alla pienezza dell’amore vero.
L’amore ha a che fare con questa intrinseca dinamica: quella di essere “in balia” dell’altro, quella di compromettersi con la sua vita, di giocarsi fino in fondo con lui. In amore tu sei più importante di me, tu vieni prima, a te il primato delle cose: finché non faccio questo passo, certo con fatica e patimenti, in fondo sto continuando a girare attorno al mio io, catturato dal campo gravitazionale del mio narcisismo e del mio egoismo.
Forse, ma non vorrei forza l’interpretazione, è questo il motivo del rimprovero che il Maestro di Nazareth fa a Pietro, dopo che questi lo riprende per aver annunciato la sua futura passione e morte. Lo ascoltiamo nel Vangelo di oggi. Pietro pretende di amare senza donare, senza soffrire, senza rischiare la propria vita. L’idea del pescatore di Galilea è quello di un amore un po’ idealizzato, che può bypassare il dramma del rifiuto, che è immune alla libertà della risposta dell’altro, che non fa i conti con quella perdita di equilibrio che è necessaria per ogni vero affetto. Ed ecco che Gesù non può che ricondurre le cose alla loro radicale verità: “chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita, la troverà”.
È in questo paradosso logico che sta la verità fondamentale dell’amore: non ci si ritrova senza perdersi, non si possiede senza donare, non si ottiene senza lasciare. Ogni altra strada, seppur promettente ed affascinante, porta nelle secche dell’esistenza e nell’aridità dei cuori.









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