oltre il limite

Penso non sapremo mai chi sia stato l’autore della folle esplosione in un ospedale nella striscia di Gaza: chissà se gli storici che studieranno l’accaduto tra decenni avranno modo di accertare la verità, magari accedendo a carte che oggi non sono a nostra disposizione. Ciò che è accaduto ieri purtroppo è un déjà-vu di tutte le guerre: si colpiscono obiettivi civili e sanitari e poi ci si rimbalza le responsabilità e le colpe. È una strategia militare ma con forti risvolti politici e comunicativi: il moto di terrore, risentimento e rabbia che l’uccisione di massa ha provocato non è stato un imprevedibile effetto collaterale ma, temo, la conseguenza principale che tale gesto si proponeva.

Non ci sono evidenze al momento, ma personalmente faccio fatica a credere all’accidentalità dell’accaduto: in un momento in cui pareva aprirsi un tenue spiraglio per una soluzione non solo militare, grazie anche al diretto coinvolgimento dei potentati mondiali, ecco che qualcuno ha voluto “far saltare il tavolo”, creando a tavolino un caso che, oggettivamente, mettere tutte le parti in grosse difficoltà nei colloqui: difficile per le autorità arabe sedersi ad un tavolo di negoziato dopo un simile massacro, così come difficile per Israele uscire dall’angolo a seguito di accuse di crimini contro l’umanità. Alla fine dei conti, chiunque sia stato il protagonista dell’esplosione, è evidente che essa porta acqua alla causa di chi vuole andare ad una resa dei conti militare definitiva e sanguinosa.

Qui il punto è che questo attentato testimonia a quale livello sia arrivato il confronto tra Israele e Palestinesi e che dimensione abbiano assunto l’odio e la violenza. Il bombardamento di un ospedale certifica che una certa classe dirigente ritiene ormai “accettabile” la morte di centinaia (se non migliaia) di persone per perseguire i propri obiettivi politici. La morte di innocenti, di donne, bambini e malati, non è più un limite per il raggiungimento dei propri propositi bellici: il fine giustifica i mezzi, anche se questi si declinano nella inaccettabile esecuzione di gente inerme. È triste e drammatico constatare come i cuori e le menti siano talmente pervase e sequestrate dall’odio, dal risentimento, dalla violenza e dalla rabbia che tutto diviene possibile, ogni confine morale e sociale può essere superato, ogni diritto, anche il più elementare, calpestato, ogni limitazione travalicata.

Credo che quanto accaduto ieri sera nella striscia di Gaza sia la palese dichiarazione che sia indispensabile e non più rinviabile un intervento diretto e autorevole della comunità internazionale, per spezzare la spirale dell’odio, per spegnere la violenza dei cuori che rischia di infiammare senza limiti tutto il medio oriente.

La “macchina” del conflitto è ormai fuori controllo e nessuno dei conducenti credo possieda ormai la lucidità per riportarla su binari minimamente accettabili. Serve un sussulto di responsabilità, un impeto di mediazione politica, un rigurgito di pietà umana prima che sia troppo tardi

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