Un caro amico mi ha spiegato questa storia dell’orologio arancione. Entrambi seguiamo con entusiasmo un coach americano, Simon Sinek, che ha lanciato, diciamo così, questa “moda”. Egli indossa sempre un oggetto di color arancio (recentemente un orologio con il cinturino di questo colore) come una sorte di promemoria. Il colore arancio, un colore vitale e gioioso, gli ricorda i suoi obiettivi, i motivi per cui lavora e fatica, il suo Why, come ama chiamarlo lui. Quel colore che spicca dalla sua persona è un piccolo memo, un avviso di attenzione, un cartello di warning, un sollecito a non perdersi nelle mille ed inutili cose della vita e mantenere vivo il senso complessivo del proprio Why.
Siamo uomini e spesso è facile disperdersi, restare disorientati, smarrirsi, essere sopraffatti da attese, scadenze, impegni, consegne, obblighi o progetti; ci accade spesso di venire come frastornati dalla corrente, dalle onde alte che scuotono la nostra piccola barca che galleggia nell’oceano. Ecco: quel colore arancio è come una scialuppa di salvataggio o, se preferite, una piccola àncora che ci tiene legati al fondo del mare, alle cose che contano, che danno spessore e consistenza alla nostra vita. Quell’orologio arancio ci ricorda quanto valiamo e ci sprona a non identificare il nostro valore con le cose, buone o brutte, che facciamo. Quella macchia di colore che balza agli occhi, così diversa rispetto ai tanti colori più spenti che indossiamo, ci rammenta che siamo persone uniche, imprevedibili, preziose, originali, singolari e irripetibili. Lo sappiamo tutti: è così facile sbandare e perdere la via… ecco che qualcosa di concreto e tangibile può rivelarsi un utile anche se umile, aiuto.
Che sia grazie ad un orologio o qualche altro “talismano”, non dovremmo mai smettere di guardare la nostra stella polare, quella che orienta il cammino, quella che giustifica sforzi e impegno, quella che dà una direzione al nostro viaggio. È importante ogni tanto alzare la testa, guardare in alto, uscire dal tran tran giornaliero, abbandonare le mille beghe quotidiane che paiono muraglie invalicabili; ogni tanto è bene tenere fisso davanti ai nostri occhi qualcosa che ci sollecti a celebrare il nostro Why.









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