“Dov’è il Natale quest’anno?” si interroga il Card. Pizzaballa, il patriarca latino di Gerusalemme, durante la sua omelia nella celebrazione della notte. E ce lo chiediamo anche noi insieme a lui. Ce lo chiediamo dal caldo delle nostre case, dal tepore degli affetti da cui siamo circondati. Ce lo chiediamo con lo stomaco pieno e dopo aver scartato gli innumerevoli regali che abbiamo ricevuto. Ce lo chiediamo sentendo che manca qualcosa per una serenità piena, per sentire la pace del Natale in modo sufficiente.
Difficile infatti dimenticare la gente di Gaza che trascorre questo giorno, per noi di festa, sotto il sibilo dei missili che cadono, cercando un riparo che ormai niente e nessuno può garantire. È strano ascoltare le nostre nenie natalizie quando dall’altra parte del mediterraneo arrivano immagini di distruzione, di morte e devastazione, di bambini morti, di donne ferite sotto le macerie delle loro case. Ormai le cifre, quando mai avessero un valore, dicono che siamo oltre i ventimila morti, una cifra inconcepibile: ventimila uomini e donne morte in una striscia di terra, sotto il fuoco di sofisticati armamenti, senza alcuna via di fuga o di riparo.
Dov’è il Natale quest’anno, come può il Figlio di Dio ancora nascere in una terra, la Sua terra, dove scorre sangue ed odio, morte e distruzione? Come può l’Emanuele prendere ancora dimora in una umanità che, dopo duemila anni, non cessa di essere fratricida, assassina e complice del male? È davvero possibile una incarnazione del Figlio in una umanità così devastata e omicida, insensibile e carica di violenza ed odio?
Dov’è il Natale quest’anno, come possono gli angeli annunciare la pace agli uomini che Dio ama, se il lieto annuncio è soffocato dal boato delle bombe che cadono sopra vittime inermi? Quale pace può essere proclamata? Quale gioia può essere comunicata nel cuore della notte santa se le tenebre sono così scure da non lasciare spazio ad piccola fiammella?
Forse, ma lo dico sottovoce, la bella notizia, il lieto annunzio è tutto qua: che, nonostante tutto, Dio non smette di scommettere sull’uomo e sulla sua libertà; che, nonostante tutto, trova la nostra povera carne un luogo in cui ancora porre la Sua dimora; che, malgrado il male che infesta i nostri cuori, Egli ancora non ritira la Sua promessa, non cede alla sconsolazione, non rinuncia al dono, non cambia le sue intenzioni. In quel bambinello, nato in periferia perché non c’era spazio per lui a palazzo, vi è una parola di amore detta in maniera irrevocabile, un sì per sempre, un patto che nulla potrà infrangere.
Dov’è il Natale quest’anno? Forse il Natale abita in uno anelito di speranza, in ogni rigurgito di fiducia, in ogni piccolo gesto di desiderio, affidamento, pietà ed aspirazione. Quest’anno il Natale abita lo spazio angusto delle speranza che non rinuncia, della determinazione che non demorde, dell’attesa che il dono di Dio trovi finalmente dimora nei nostro cuori.









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