Oggi o domani (a seconda dei calcoli) è il Fat Cat Day (il giorno del gratto grasso)! No, non ha nulla a che fare con i felini sovrappeso: è una tipica invenzione britannica, un giorno nel quale si raggiunge la parità salariale tra i CEO ed i loro impiegati. Infatti, da calcoli fatti dagli esperti in base ai bilanci depositati per le 200 principali aziende quotate in borsa, la retribuzione media di coloro che siedono sulle poltrone più alte delle aziende è di 1,95 milioni di euro, il che fa circa oltre 5.300 euro al giorno. Se considerate che lo stipendio medio dei lavoratori italiani è di circa 31mila euro, il conto è presto fatto: ad un amministratore delegato servono, su per giù, 5,77 giorni per guadagnare l’equivalente del salario annuale di uno lavoratore medio. Insomma tra oggi e domani, una piccola quota di lavoratori potrebbe smettere di lavorare perché ha già raggiunto quello che gli altri avranno al 31 dicembre di questo anno!
Il che mi fa pensare una cosa: bene l’economia di mercato, bene la libera concorrenza, bene l’impresa ed il capitalismo, ma credo che prima o poi bisognerà ben porsi il problema della distribuzione della ricchezza su questo pianeta. Senza scavalcare i confini italiani e parlando solo del Bel Paese, se non si aggredisce l’evasione fiscale insieme a politiche che incentivino una distribuzione più giusta della ricchezza, come pensiamo di far fronte alle sfide dello stato sociale, garantendo a tutti sanità, previdenza e una rete di protezione sociale degna di questo nome?
Il fatto che ormai ci stiamo abituando alla triste condizione per cui tra lo stipendio di un manager e quello di un suo sottoposto ci sia un rapporto 1:70 non mi pare un buon segnale. Intendiamoci: questo vale anche per gli stipendi faraonici di calciatori, sportivi, cantanti, artisti e chi più ne ha più ne metta. Non serve essere populisti o pauperisti, né inneggiare alla povertà o alla rivoluzione proletaria. Nulla di tutto questo. Si tratta solo di riconoscere che il benessere sociale (che è un bene di tutti e per tutti, covid docet) è possibile se le diseguaglianze restano dentro confini “ragionevoli”, qualunque cosa questo aggettivo significhi.
Leggevo da qualche parte questa considerazione: se un etologo trovasse un animale che accumula più di quello che può mangiare, lo considererebbe un caso meritevole di studio e di indagine approfondita, giacché non è “normale” questo comportamento in natura. Ecco magari servirebbe estendere questo interesse anche alla specie homo sapiens sapiens.









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