Tutti gli uomini sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri

Se volessimo avere conferma del diverso peso che l’occidente sta usando per guardare la crisi in atto in Israele, sarebbe sufficiente dare un’occhiata a come ieri i principali siti o telegiornali hanno dato le notizie. Nella giornata di ieri infatti è avvenuto un tragico attentato all’interno del territorio israeliano, a seguito del quale una donna ha perso la vita e altre decine di persone sono state accoltellate. Telegiornali e giornali sono stati assai prodighi di notizie sull’accaduto: dell’attentato abbiamo conosciuto esattamente la dinamica, l’identità dell’attentatore, di come questi si era mosso e di come era fuggito e poi era stato catturato dalla polizia.

Nella stessa giornata alcune decine (se non centinaia) di palestinesi sono stati uccisi a seguito dei bombardamenti israeliani o delle operazioni militari delle forze di terra. Di queste vittime conosciamo solo il numero approssimativo (il numero preciso da fonte indipendente non è possibile saperlo), vaghi dettagli su fatto se ci fossero bambini o donne e poco altro.

L’effetto di questo sbilanciamento nell’informazione è purtroppo assai evidente: le vittime israeliane sono persone, quelle palestinesi sono numeri. Checché se ne dica, il dolore e la morte non hanno lo stesso peso e la stessa rilevanza per entrambi i contendenti: alcune sono le “nostre” vittime, verso cui proviamo un senso di compassione e dolore, altre sono le “loro” vittime le quali, pur meritevoli di rispetto, non sollecitano le stesse corde emotive. Ci sono vittime di serie A, per cui proviamo sdegno e rabbia, e vittime di serie B che restano, come dire, un po’ sullo sfondo, come un inevitabile effetto collaterale delle guerra. Non che questa sia una novità: un attentato a Gerusalemme ha sempre guadagnato le prime pagine dei giornali, un uccisione di decine di persone a Ramallah un trafiletto nelle pagine degli esteri.

È difficile spiegare questo strabismo visivo, questa iniquità del giudizio, il fatto che tendiamo a pesare le vite con una misura così ineguale. Quanto accade mi lascia uno sgradevole sensazione che ci siano vite che sono un po’ meno vite, che sono meno umane, vite di scarto, vite che possiamo trascurare, ignorare e perdere. Non smarrire il senso della nostra umanità esige anche una giustizia dei sentimenti che ci spinga a provare pietà per ogni vita e per ogni briciola di umanità che calpesta la terra di questo pianeta.

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