C’è la storia di quel tizio che traghetta gente da un’isola all’altra. Sale un passeggero che vuole trasferirsi su un nuova isola e chiede al comandante come sono gli abitanti nel posto di destinazione. Il comandante chiede a sua volta come sono gli abitanti dell’isola da cui proviene ed il tipo non ha dubbi: “gente cattiva, sempre arrabbiata e poco socievole”. E il comandante: “anche sulla nuova isola la gente non è molto accogliente e simpatica”. Il giorno successivo si presenta un nuovo cliente, anch’esso in procinto di trasferirsi in una nuova abitazione. “Come sono le persone sulla nuova isola?” chiede anche lui al capitano. “E come erano sull’isola da cui provieni?” chiede il marinaio. “Gente solare e simpatica, accogliente e cordiale” risponde l’ospite. “Anche nella nuova destinazione troverai gente di questo tipo!” conferma il comandante.
Morale della favola?
Anzitutto che le persone attorno a noi sono un po’ come le vogliamo e si comportano esattamente come noi ci comportiamo con loro. Se cerchi accoglienza in un posto, sii tu per primo accogliente; se cerchi comprensione, sii una persona comprensiva; se vuoi calore, sii tu per primo una persona calda e generosa. In fondo nulla è mai davvero quello che è, indipendentemente dal nostro stile, dalle nostre abitudini e dal nostro tatto.
Ma forse vi è anche un secondo insegnamento: ossia che spesso troviamo solo quello che cerchiamo, che viene a galla proprio quello che i nostri occhi stanno bramando. Difficile trovare oro se uno è in cerca di ferro, o trovare un buon paio di scarpe se stai cercando ciabatte… Insomma, il nostro sguardo, le nostre aspettative e attese possiedono come un potere selettivo, capace di far emerger ciò che è oggetto dei nostri desideri. Talvolta è da lì che occorre partire: è necessario educare il nostro cuore a cercare le cose buone, quelle meritevoli di cura ed attenzione.
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