il senso del ridicolo…

Per rendersi conto della sproporzione e del paradosso nell’intitolazione dell’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi, una decisione presa in tutta fretta dal ministro dei Trasporti, è sufficiente considerare a chi sono stati dedicati gli altri aeroporti del Bel Paese. Ad esempio, giusto per citare i principali, quello di Roma è intitolato a Leonardo da Vinci, quello di Bergamo a Caravaggio, quello di Falconara a Raffaello, quello di Treviso a Canova, quello di Ciampino a Pastine, quello di Cagliari a Mameli, quello di Linate a Forlanini, quello di Verona a Catullo, quello di Catania a Bellini, quello di Rimini a Fellini, quello di Pisa a Galileo Galilei, quello di Bologna a Marconi, quello di Firenze a Vespucci, quello di Genova a Cristoforo Colombo, quello di Venezia a Marco Polo, e quello di Perugia a Francesco d’Assisi. Ci sono intitolazioni anche a personaggi più contemporanei: per esempio, Palermo è dedicato a Falcone e Borsellino, Bari a Karol Wojtyla e Torino a Sandro Pertini.

Insomma, l’evidenza dell’assurdità della situazione si trova in questa lista, alla quale oggi si deve aggiungere Silvio Berlusconi a Milano Malpensa. Onestamente, si rasenta il ridicolo. Come se il ministro dei Trasporti, nonché vice-presidente del Consiglio, non avesse di meglio di cui occuparsi, questa procedura di intitolazione è stata portata a termine con una velocità imbarazzante, senza un minimo di consultazione, valutazione o accordo con tutte le parti coinvolte. Come se dedicare uno dei principali aeroporti del Paese fosse paragonabile all’intitolazione di una viuzza di un piccolo borgo di provincia, mentre stiamo parlando di una delle principali porte di accesso turistico, economico e culturale della nazione.

Siamo onesti: vedere il nome di Berlusconi accanto a quello di Leonardo e Raffaello fa sorridere. Se poi lo paragoniamo a quello di San Francesco, vien da piangere.

Certa politica ha perduto non solo il senso dell’onore e del decoro, ma, cosa assai più grave, anche il senso del ridicolo, che, in fondo, è quella qualità che ci permette di stare al mondo senza smarrire il senso della misura e del limite.

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