A volte entrare in un ospedale può rivelarsi, sorprendentemente, un’esperienza positiva e rigenerante. Non solo perché vedere quante persone lottano per la propria salute ti rende più consapevole del dono che hai ricevuto in salute e serenità, né soltanto perché osservare chi gestisce situazioni complesse, se non addirittura drammatiche, ridimensiona i tuoi piccoli e insignificanti fastidi, lamentele e insoddisfazioni. È un vero bagno di realtà, di umiltà e di consapevolezza, che ti regala una visione più equilibrata delle cose. Ma c’è di più: entri in contatto, in modo quasi indescrivibile, con la forza mite e potente del Bene che anima la vita.
Non è facile spiegare questa sensazione. Camminando tra i corridoi di un ospedale, si avverte un movimento di bontà, solidarietà, accoglienza e condivisione che difficilmente si trova altrove. Non mi riferisco qui alla buona o cattiva sanità, alla disponibilità dei medici o alla capacità dei professionisti, né alle strutture più o meno attrezzate. Certo, anche questo conta, ma il riferimento è a qualcosa di più radicale e profondo. Parlo di quella passione per l’umanità che si rende palpabile quando entrano in gioco dinamiche di cura e di aiuto. Esistono luoghi, come gli ospedali, ma potrei menzionare anche scuole o comunità, dove l’altro diventa lo scopo ultimo dell’esistenza. Sono luoghi davvero singolari, perché mentre in altri ambiti vige una dinamica competitiva, performativa e arrivista, qui le regole del gioco cambiano, così come le priorità.
Non voglio dipingere un mondo fantastico e irreale, un’utopia o un luogo che esiste solo nei sogni. Parlo del fatto che talvolta, semplicemente camminando in silenzio tra le stanze di un ospedale, si percepisce il brivido di una possibilità, l’accenno di un’alternativa, il soffio di dolcezza, il fremito di una nuova opportunità, il miraggio di un altrove. Si comprende, in fondo, che non tutto è perduto, che non stiamo precipitando nel nulla, ma che esiste una scintilla, un sussulto, un bagliore di bene che nasce quando un essere umano si prende cura di un fratello.









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