L’ombra

I recenti omicidi che hanno dominato le prime pagine dei giornali lasciano davvero sgomenti: episodi come quelli accaduti a Paderno Dugnano o a Terno d’Isola rivelano una violenza e una brutalità nel mondo giovanile che pensavamo impensabili. Figli che accoltellano a morte madre, padre e fratello, o che si accaniscono brutalmente contro una passante qualunque, senza una ragione plausibile o una giustificazione anche lontanamente accettabile, creano un senso di smarrimento e disorientamento. Cosa sta accadendo nella nostra società, e in particolare ai nostri giovani? Come è possibile assistere a manifestazioni di violenza così cruenta, rabbia assassina e ferocia irrazionale?

Ci sentiamo tutti esposti e vulnerabili di fronte a questa ondata di violenza, perché se episodi del genere sono possibili, allora non esistono più dighe o barriere, limiti o difese: siamo tutti potenzialmente vittime di un’aggressività che non mostra segni premonitori, ma rimane celata in un’apparente normalità, minacciosa e ingannevole.

Mi chiedo se, di fronte ai recenti episodi di violenza, non stiamo diventando tutti più consapevoli della presenza, nelle nostre vite, di quella forza subdola e pericolosa che chiamiamo male. Esiste una forza che non riusciamo a comprendere, che sfugge alla nostra capacità di controllo e orientamento, e che minaccia le nostre vite non come un nemico esterno e identificabile, ma come una passione misteriosa e pervasiva che abita i nostri cuori e le nostre menti. È una dinamica che sfugge alla nostra razionalità e al buon senso, che manca di motivazioni e sentimenti e si esprime come una furia che travolge le norme sociali, i codici di comportamento, le regole etiche e i valori. È una pulsione che sembra sottrarsi perfino alle classificazioni delle psicopatologie, delle malattie psichiatriche, dei casi di devianza e disagio: soggetti apparentemente sani e normali diventano protagonisti di atti che fatichiamo persino a descrivere e raccontare.

È l’esperienza profonda e radicale del male, ampiamente raccontata nella letteratura di tutti i tempi, oggetto di interesse per tutte le tradizioni religiose ed etiche, testimoniata nei miti antichi e nei testi sacri di ogni latitudine. È la manifestazione di quel vortice insondabile che ci divora dall’interno, sequestrando le nostre volontà e azioni, spingendoci verso cammini di autodistruzione, annientamento e crudeltà. È l’incontro con quella dimensione oscura che lo psicoanalista Carl Gustav Jung definiva “l’Ombra”, quello spazio che eccede la nostra razionalità e consapevolezza, agitato da impulsi ancestrali, caratterizzato da guizzi e movimenti ingovernabili e irrefrenabili. Dove c’è luce, esiste anche ombra: senza luce, non ci sarebbe oscurità. È come dire che razionalità e irrazionalità, bene e male, conscio e inconscio, coesistono nel cuore dell’uomo come un unico ospite con una doppia identità. Come facce della stessa medaglia, bene e male appartengono alla nostra umanità in modo inspiegabilmente radicale e immanente, mai separati l’uno dall’altro, mai al riparo dalla loro continua mutua contaminazione.

Forse questo è l’aspetto più inquietante dei recenti fatti di cronaca nera: ci ricordano drammaticamente che siamo abitati da una forza che non conosciamo e che non possiamo controllare. Freud ci aveva già avvertito di questo, ma fatichiamo a fare nostra la sua lezione: l’uomo moderno continua a illudersi di poter controllare pienamente le menti e i cuori. Il potere della scienza alimenta la convinzione di poter dominare e comprendere il cosmo e il suo più eminente ospite: l’essere umano. Tuttavia, di fronte a episodi del genere, siamo tutti ricondotti a una consapevolezza più umile e modesta, che riconosce come il cuore dell’uomo resti un mistero affascinante ma insondabile, abissale e vertiginoso. Ogni individuo custodisce dentro di sé un intreccio di forze vitali e distruttive: eros e thanatos, amore e odio, passione e distruzione, identità e dispersione, vita e morte.

Pubblicato su il Cittadino del 10 settembre 2024 (QUI)

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