Questo week-end esce il numero di Settembre di Lodivecchio Mese, mensile di informazione e proposta per il territorio, con una nuova veste grafica, una nuova direzione e una nuova redazione. Di seguito il mio editoriale.
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Con questo numero Lodivecchio Mese cambia volto: nuova direzione, nuova veste grafica, una rinnovata redazione e nuovi contenuti. Nella lunga storia del giornale finisce un’epoca e ne inizia una nuova.
È il destino di tutti gli esseri viventi: il cambiamento appartiene alla dinamica della vita. Solo le cose morte restano identiche a sé stesse. Ogni organismo – ed un giornale è a suo modo un corpo vivo – deve trasformarsi, cambiare e crescere per non morire. Il solo modo che abbiamo per poter restare fedeli a noi stessi è quello del cambiamento, dell’adeguamento ai tempi, della fedeltà alla storia e alla geografia. I valori ed i principi che ispirano questo giornale chiedono di essere tradotti ed incarnati nell’oggi del tempo, attraverso un processo di “traduzione della tradizione” che non è mai facile, mai immediato o banale, mai scontato ed ovvio. Il debito che riceviamo dal nostro passato chiede, anzi esige, di essere attualizzato, pena la sua cristallizzazione e, in fondo, la sua irrilevanza.
Ogni passaggio di fase, come potrebbe essere quella che sta attraversando oggi Lodivecchio Mese, si presenta sempre come un’occasione propizia per rivitalizzare l’ispirazione originaria, per rifocalizzare obiettivi e valori, per rimotivare il senso di un cammino iniziato decenni fa e che intende proseguire anche nel futuro. Quando si inizia un nuovo tratto di strada, viene quasi naturale porsi domande, far emergere dubbi, affrontare interrogativi che magari erano rimasti sopiti durante il viaggio. Come avviene anche nella vita, ogni sosta diviene l’occasione per guardare con occhi nuovi e curiosi non solo il percorso che sta alle spalle ma anche quello che si dispiega davanti.
Ha ancora senso stampare un mensile che tratta di temi locali nell’epoca della digitalizzazione e dei social? Esiste ancora uno spazio ed una “mission” per un giornale che intende raccontare quello che accade in un piccolo paese del Nord Italia? Ha senso investire tempo ed energie per creare un prodotto editoriale che arrivi capillarmente nelle case della nostra comunità civile? Certo domande non facili, a cui però tento di dare due possibili risposte. Un giornale locale, come Lodivecchio Mese, credo abbia due compiti e responsabilità essenziali: alimentare il tessuto civile e democratico della nostra città e contribuire a costruire una rete comunitaria. Cerco di articolare meglio il pensiero.
La democrazia nasce e si rafforza grazie al confronto libero e continuo di idee, pensieri, opzioni, scelte, valori, riferimenti ideali, bagagli culturali e differenti visioni del mondo. La democrazia è assai più di un insieme di pratiche o di procedure: quanto sta accadendo oggi nel mondo è una chiara testimonianza di come una democrazia possa venire svuotata da dentro, mantenendo una formale osservanza di pratiche e norme. La vita democratica è un humus che vive e si alimenta della libertà di pensiero, del rispetto dell’altro, del confronto franco e sincero, della condivisione di valori e ideali. Penso che, nel suo piccolo, un giornale come Lodivecchio Mese possa offrire un suo specifico contributo in tal senso. Ci piacerebbe che il giornale potesse continuare ad essere quello spazio fisico e simbolico in cui idee e fatti si confrontano, dialogano, se serve anche discutono e si misurano duramente, nella convinzione che solo in questo modo potremo mantenere viva quella rete sociale, civile e politica che struttura ed anima la vita democratica. Il racconto, la proposta, la denuncia, la riflessione, la condivisione, l’informazione sono gli strumenti principali che un giornale, grande o piccolo che sia, può mettere in campo per servire la vita civile e democratica delle comunità in cui opera.
Vi è una seconda “missione” che questo giornale vorrebbe perseguire: quella di alimentare la vita e le relazioni nella nostra comunità. Ogni comunità vive nella misura in cui è capace di condividere esperienze, vissuti, problemi, fatti ed avvenimenti e, attraverso di loro, valori, stili, atteggiamenti ed orizzonti di senso. Una comunità non è tale solo per il fatto che un certo numero di persone abita un medesimo pezzo di terra. Una comunità si genera nella condivisione dei legami, nell’istituzione di rapporti di conoscenza e di mutuo aiuto e nella misura in cui nasce la consapevolezza che un destino condiviso lega le nostre esistenze, più di quanto potremmo immaginare. Basta spostare la memoria indietro di qualche anno e pensare i terribili giorni del COVID per ricordare quanto “essere comunità” si sia rivelato un fattore decisivo per superare insieme la crisi ed i problemi. In questo senso Lodivecchio Mese aspira ad essere un piccolo spazio virtuale che aiuti le persone ad incontrarsi, a conoscersi, a scambiare informazioni e racconti, a condividere sensibilità, problemi ed opportunità e, in ultima analisi, a creare comunità.
Forse l’ambizione è alta per un piccolo giornale di provincia come il nostro ma, in questo periodo di passioni tristi, è bene tenere alta l’idealità e custodire con cura i propri sogni, nella convinzione che solo nel riferimento alto ai valori e principi si trova energia e motivazione per un impegno concreto. Inizia oggi un nuovo pezzo di strada, affascinante ed impegnativo. Lo vogliamo iniziare con la giusta dose di curiosità ed entusiasmo, con la consapevolezza della nostra libertà di parola, con il desiderio di essere propositivi e fedeli alla realtà che raccontiamo e con quel pizzico di imprudenza necessario per ogni nuova avventura. Lo iniziamo soprattutto in compagnia dei nostri lettori di oggi e di domani, che sono e resteranno la ragione di fondo del nostro servizio culturale.









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