Francesco, Donald e Kamala

Forse vale la pena soffermarsi sulle parole di Papa Francesco durante la consueta conferenza stampa in aereo, al ritorno dal suo viaggio in Estremo Oriente. Alla domanda su chi fosse meglio votare tra Trump e Harris alle elezioni statunitensi, il pontefice ha osservato che entrambi sono, in qualche modo, non allineati con la dottrina sociale della Chiesa: il primo per la sua posizione sugli immigrati, la seconda per le sue opinioni a favore dell’aborto. Francesco ha quindi commentato: “Nella morale politica, in genere si dice che non votare è brutto, non è buono: si deve votare. E si deve scegliere il male minore. Chi è il male minore, quella signora o quel signore? Non so, ognuno in coscienza pensi e faccia questo”.

Questa affermazione, se letta superficialmente, potrebbe sembrare un’ovvietà. Tuttavia, se contestualizzata e analizzata alla luce dell’attuale riflessione morale cattolica, offre spunti interessanti.

Proviamo a esaminare alcuni punti.

Primo: il papa ribadisce l’importanza morale del voto. Anche in una situazione politica complessa, Francesco afferma che per i cristiani il voto non è un’opzione, ma un dovere civico e morale. Il cristiano, come ogni cittadino, è chiamato a partecipare alla vita della comunità, assumendosi la responsabilità delle sue scelte. Questo non è stato sempre il caso nella lunga storia della Chiesa, che in alcuni periodi ha persino scoraggiato la partecipazione politica dei cattolici, come reazione alla perdita del suo potere temporale.

Secondo: il papa respinge due atteggiamenti estremi e ugualmente errati. Da un lato, coloro che scelgono di non partecipare al voto perché il mondo non corrisponde ai loro ideali, ritirandosi come su un nuovo Aventino; dall’altro, coloro che, animati da una visione utopica, cercano di realizzare un paradiso sulla Terra, vedendo nella politica una salvezza esclusivamente storica e affidandosi a leader che considerano messianici. Francesco, invece, invita a seguire il principio del “male minore”, riconoscendo che nella storia umana il bene e il male sono spesso intrecciati e che, talvolta, è necessario scegliere il bene possibile, piuttosto che quello ideale.

Terzo: la scelta del “male minore” non è una rinuncia alla ricerca del bene, ma una presa di coscienza della condizione storica dell’uomo, che vive in un mondo imperfetto. Viviamo in un “campo” in cui il grano cresce insieme alla zizzania, e non sta a noi separare il bene dal male in modo assoluto. Ogni volta che l’uomo ha cercato di imporre una visione rigida e assoluta del bene, ne sono derivate guerre, violenze e discriminazioni.

Quarto: la coscienza gioca un ruolo centrale nelle decisioni morali. Questo vale soprattutto nelle scelte opinabili, come quella di un candidato politico, ma anche in ogni decisione della vita. La modernità ha portato una grande consapevolezza di questo aspetto: la coscienza è il luogo sacro e inviolabile in cui ogni persona decide del proprio destino, perseguendo la realizzazione personale ed obbedendo alla verità. Non esiste vero bene che non passi attraverso il riconoscimento e l’assunzione di responsabilità da parte della coscienza, che resta il fondamento unico e irriducibile della dignità di ogni individuo.

Il messaggio di Papa Francesco non si limita alla scelta elettorale americana ma indica una via preziosa da seguire per la ricerca del bene e della sua sempre imperfetta traduzione nella vita degli uomini.

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