una bella lezione di vita

Non conoscevo bene la storia di Sammy Basso, il giovane affetto da progeria (la sindrome dell’invecchiamento precoce) scomparso prematuramente pochi giorni fa all’età di 28 anni. I giornali e i media hanno dato ampio risalto al suo funerale, celebrato nella chiesa parrocchiale di San Rocco, a Tezze sul Brenta, in provincia di Vicenza, a cui hanno partecipato tantissime persone.

Sammy, biologo molecolare e brillante ricercatore, ha vissuto con straordinaria intensità la sua breve esistenza, nonostante il suo corpo fosse pesantemente segnato dalla malattia, diventando il paziente affetto da progeria più longevo al mondo. La straordinarietà della sua vita e della sua sensibilità è emersa con particolare evidenza durante le esequie, quando è stato letto il suo testamento spirituale, ripreso immediatamente da stampa e Tv per la profondità delle sue parole.

Un messaggio carico di speranza e di futuro, scritto da chi ha vissuto con pienezza e consapevolezza ogni attimo della propria vita, godendo di ogni incontro e di ogni parola scambiata, con quella saggezza che fa apparire l’oro e le ricchezze del mondo come polvere e fango (cfr Antico Testamento, Libri Sapienzali, 7). Le ultime parole di Sammy sono un inno alla vita, vissuta per gli altri e per Dio, suo fedele compagno e amico intimo, come testimonia chiaramente il suo scritto. Sono parole di commiato, certo, ma anche di speranza e di consolazione per chi resta, invitato non solo a pregare per lui, ma anche a brindare alla vita.

Ci sono davvero molti spunti che meriterebbero attenzione e riflessione nel suo testamento. Vorrei soffermarmi su uno in particolare. Scrive Sammy: “Non so il perché e il come me ne andrò da questo mondo, sicuramente molti diranno che ho perso la mia battaglia contro la malattia. Non ascoltate! Non c’è mai stata nessuna battaglia da combattere, c’è solo stata una vita da abbracciare per com’era, con le sue difficoltà, ma pur sempre splendida, pur sempre fantastica, né premio né condanna, semplicemente un dono che mi è stato dato da Dio”.

Colpisce la serenità di queste parole, soprattutto considerando che sono pronunciate da una persona che ha dovuto convivere per tutta la vita con una malattia che – come lui stesso afferma – ha profondamente condizionato la sua quotidianità. Sarebbe stato facile affrontare una tale condizione con rabbia, alimentando un senso di lotta contro il destino. È comprensibile come, in situazioni di sofferenza o di limite, spesso germoglino sentimenti di aggressività, risentimento e amarezza. Viviamo in un mondo in cui non è nemmeno necessario affrontare il male per sentirsi costantemente in lotta, in una trincea emotiva, sempre pronti a rispondere agli attacchi della vita, qualunque forma essi prendano. È naturale oggi percepire la vita come una competizione, una battaglia da vincere, una sfida continua con gli altri e con noi stessi, in una lotta che non prevede né sconfitti né prigionieri. Ed è proprio per questo che le parole miti e pacate di Sammy suonano come un messaggio rivoluzionario, un invito a vivere l’esistenza deponendo le armi, rinunciando a una mentalità bellica e rifiutando il conflitto come principio guida delle nostre giornate e delle nostre relazioni. Sammy ci mostra che si può vivere in pace, prima di tutto con se stessi, e poi con gli altri, che lui non esita a chiamare ripetutamente “fratelli”. Scrive infatti: “Sappiate che non potrei mai immaginare la mia vita senza di voi, e se mi fosse data la possibilità di scegliere, avrei scelto ancora di crescere al vostro fianco.”

La sua testimonianza ci insegna che è possibile attraversare i tanti o pochi anni che Dio ci concede con lo stupore di chi si meraviglia delle cose straordinarie che la vita ha da offrire. Ogni attimo, ogni incontro, ogni evento può essere abbracciato come una benedizione, un dono elargito da Dio con generosità. Sammy ha saputo farlo, e con il suo esempio ci invita a fare altrettanto.

Tra le molte parole toccanti del suo testamento, c’è una frase che emerge come una piccola perla incastonata nel suo scritto: “Sono contento che domani il sole spunterà ancora…”. Deve essere meraviglioso riuscire a gustare la vita con una tale intensità, con quella fiducia inestimabile che ci fa essere certi che, per quante nubi possano oscurare il nostro cammino, il sole sarà lì ad attenderci, puntuale, domani mattina.

Pubblicato su il Cittadino del 15 ottobre 2024 (QUI)

Lascia un commento

I’m Marco

Benvenuti in questo mio piccolo spazio virtuale che vorrebbe offrire sosta e ospitalità a pensieri ed esperienze capaci di custodire il senso ed i sensi della vita

Let’s connect