oltre lo schermo

La carrozza della metropolitana è affollata come sempre a quest’ora del mattino, quando molti si spostano per raggiungere il lavoro o l’università. Il clima rigido costringe tutti a indossare abiti pesanti, che risultano ingombranti all’interno della carrozza già piena. Mentre mi faccio spazio tra i passeggeri, cerco un angolo tranquillo per affrontare il mio viaggio. Ho imparato che l’angolo opposto alla porta che si apre alle fermate è un buon punto in cui sostare, al riparo dai flussi della folla.

Mentre osservo ciò che mi circonda, mi ritrovo di fronte a una scena comune ma, per qualche ragione, oggi particolarmente accattivante. Sono circondato da persone con gli sguardi fissi sugli schermi dei loro smartphone. Alcuni, con le cuffie alle orecchie, guardano un film; altri scorrono le pagine dei social network, mentre altri ancora leggono notizie online. Ciò che accomuna questa variegata folla di passeggeri è il modo in cui la loro attenzione è catturata dal cellulare. Nonostante condividano lo stesso spazio, in realtà comunicano poco tra loro. Sembrano isolate in bolle autonome, piccole monadi che viaggiano nel sottosuolo di Milano.

È sorprendente come quel piccolo schermo diventi la finestra sulla nostra realtà quotidiana, diventando una chiave essenziale per conoscere e interpretare ciò che ci circonda. Esso rappresenta la principale fonte delle nostre interazioni con gli altri. Il display media la nostra presenza nel mondo, come una lente che può distorcere o migliorare la nostra visione delle cose. Se il nostro sguardo è sempre uno sguardo prospettico, perché assume sempre un punto di vista, questa prospetticità è veicolata da uno strumento che ragiona secondo algoritmi che non controlliamo..

Lasciata la metropolitana, mi incammino verso l’ufficio. Subito fuori dalla stazione, faccio un incontro piacevole: una classe di bambini dei primi anni delle elementari, in fila indiana, guidati e sorvegliati dalle insegnanti. È un microcosmo composto da volti italiani, asiatici, africani e tante altre possibili mescolanze. I loro occhi brillano di entusiasmo ed eccitazione, una ventata di freschezza in questa limpida mattina milanese, un frammento di vita che lo schermo non può restituirci.

Una replica a “oltre lo schermo”

  1. Avatar chiaraguazzoni
    chiaraguazzoni

    Mi torna alla mente la metropolitana di Seoul (oggi tristemente alla ribalta della cronaca), anno 2013. Il vagone della metropolitana congestionato come mai… ognuno con uno schermo in mano (con la antenna come le vecchie radio per poter prendere anche la tele con lo smartphone e tantissimi smartphone a schermo curvo…)… da noi non era ancora cosi’… per un attimo ho un dubbio della fermata a cui scendere… chiedo a chi mi e’ accanto, apparentemente viaggiatori abituali (ed era cosi’…). Nessuno mi sa dare indicazioni… una ragazza piu’ gentile degli altri e con una facilita’ maggiore a dialogare in inglese mi dice: “nessuno di noi conosce le fermate o dove siamo… imposti l’indirizzo di casa e lo schermo diventa rosso e lo smartphone vibra poco prima della tua fermata, a quel punto si attiva il navigatore e lo segui….”

    Peccato… la ricchezza di un volto di un fratello o una sorella, anche in un incontro passeggero e’ un dono di cui ringraziare al termine della giornata, una occasione di condivisione, una potenziale richiesta di aiuto….

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