La lezione di Massimo Recalcati è una di quelle da ascoltare attentamente, indipendentemente dal fatto che si condivida o meno il suo pensiero. Insieme a pochi altri, egli è un autorevole interprete dei nostri tempi, un indagatore curioso di ciò che si muove nei substrati profondi della nostra società e cultura. Ritengo che l’intervento alle Vigne, in occasione dell’Orfeo Week, sia una di quelle perle da custodire e su cui riflettere, poiché introduce nel dibattito culturale e filosofico temi, prospettive e orizzonti considerevoli e illuminanti.
Lo sguardo dello psicanalista lacaniano sulla figura di Gesù, trattato anche nel suo recente libro, offre scorci e angolazioni inusuali e intriganti. Il Gesù di Recalcati è quello dei Vangeli, del quale l’autore offre ampie e precise citazioni, ma in una veste “nuova”, filtrata da una sensibilità “altra” rispetto a quella degli addetti ai lavori e agli studiosi di formazione teologica. La sfida dichiarata dall’autore all’inizio della sua riflessione è stata quella di instaurare un dialogo vivo e fecondo tra Gesù e Freud, tra il protagonista di quei singolari racconti che sono i Vangeli e l’innovativa riflessione del padre della psicanalisi. Da questo “dialogo a distanza” emerge un Gesù straordinariamente attuale, ancora capace di parlare all’uomo di oggi, fornendo un’ermeneutica dell’umano non scontata né banale.
Al centro della riflessione di Recalcati vi è la figura del desiderio umano, inteso non come pulsionalità cieca, capriccio o eccitamento bizzarro, ma come forza vitale, tensione verso la pienezza di sé e vocazione, per usare una parola cara all’autore. Il desiderio, racchiuso nel cuore di ogni uomo, è l’unica legge a cui siamo chiamati a obbedire, ed è ciò che ci rende non solo esseri viventi, ma esseri umani vivi e fecondi.
Il desiderio è la grande forza che il Gesù di Recalcati ha cercato di servire e promuovere; è la sola dynamis che Egli ha voluto liberare e onorare. Gesù si pone al servizio del desiderio, che si manifesta anzitutto come fede nella possibilità di un cambiamento: quello capace di trasformare l’acqua in vino a Cana o cinque pani e due pesci in cibo per una moltitudine affamata sulla montagna. Il desiderio che Gesù intende educare e salvare è quello capace di riconoscere e accogliere quel poco che la vita offre, poiché soltanto da lì la vita è in grado di generare moltiplicazioni sovrabbondanti e donazioni generose.
Due sono le malattie che rischiano di depotenziare e negare il desiderio: l’utopia e l’impotenza. Da un lato, vi è l’insana aspettativa di un ideale da ricercare altrove, di una felicità che è sempre da un’altra parte, di una pienezza costantemente al di là del qui e ora, come la promessa di domani impossibili; dall’altro, vi è la percezione di una radicale incapacità e inadeguatezza, come se la vita fosse “troppo”, troppo ricca e promettente per essere goduta. Le parole di Gesù si elevano proprio per sanare queste ferite e onorare il desiderio che ciascuno custodisce in sé, in libertà e pienezza. Ecco allora che “effatà”, apriti!, e “kum”, alzati!, si rivelano imperativi che Gesù indica all’uomo di tutti i tempi per riappropriarsi della propria vita e uscire dallo spettro della morte.
Il Gesù raccontato da Recalcati è una figura libera e liberante, è un Maestro che, al di là di ingiunzioni moralistiche, si pone al servizio della vita degli uomini, perché possano passare dal sopravvivere al vivere, dalla sterilità alla fecondità, dal semplice esistere a diventare uomini pienamente vivi e generativi. È un Gesù che, abbandonato ogni linguaggio religioso o sacrificale, apre alla vita vera, spalanca possibilità inattese e inedite, e indica una forza sovrabbondante che abita il cuore stesso della vita.
Perché, come ricordava Lacan, esiste una sola colpa per l’uomo: quella di sviare la chiamata del proprio desiderio.
pubblicato su il Cittadino del 16 dicembre 2024









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