Hanno suscitato grande scalpore le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cerimonia di conferimento della laurea honoris causa presso l’Università di Marsiglia. La sua lectio magistralis ha provocato reazioni forti da parte della portavoce del Cremlino, che l’ha accusato di formulare “affermazioni oltraggiose e blasfeme”, sostenendo che “Mattarella ha tracciato parallelismi storici scandalosi e decisamente infondati tra la Russia e la Germania nazista.”
In quell’occasione, il Presidente ha abbandonato la consueta sobrietà e pacatezza, scegliendo un discorso dai toni miti ma estremamente chiari e diretti. Le parole criticate da Maria Zakharova rappresentano un passaggio centrale di una riflessione più ampia e articolata sulla storia delle istituzioni internazionali e sugli attuali momenti di criticità. È in questa analisi storica di ampio respiro che quelle espressioni, che tanto hanno irritato la Russia di Putin, trovano giustificazione e senso.
Mattarella ha evidenziato come l’ordine internazionale sia un’entità in continua evoluzione, modellata da equilibri politici ed economici in costante mutamento. Un ordine che, se alimentato dall’impegno, dalla cooperazione e dalla capacità di adattamento, può affrontare le incertezze del futuro senza perdere di vista i valori universali della pace, della giustizia e della dignità umana.
Ha sottolineato l’importanza delle istituzioni internazionali, come le Nazioni Unite, nel garantire pace e sicurezza globali. Ha riconosciuto, però, anche le limitazioni che spesso ne hanno ostacolato l’efficacia. Le organizzazioni internazionali, pur con le loro imperfezioni, hanno svolto un ruolo cruciale nella gestione delle crisi internazionali, nel processo di decolonizzazione e nella creazione di un quadro normativo volto a limitare l’escalation militare e promuovere il disarmo. Tuttavia, la storia ci insegna che la mera esistenza di meccanismi di cooperazione non è sufficiente a garantire la pace. Spesso, le tensioni derivano dalla mancanza di un impegno comune o dalla presenza di attori che, intravedendo nuove opportunità, scelgono di minare le fondamenta di un ordine comune.
La riflessione sul passato non è solo un esercizio di memoria, ma una lezione vitale per il futuro. Le esperienze drammatiche del XX secolo, segnate dalla crisi economica del 1929, dal protezionismo e dall’ascesa di regimi autoritari, testimoniano il pericolo nella mancanza di cooperazione tra Stati. “Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dall’illusione che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali.” Analizzare questi eventi ci invita a non ripetere gli stessi errori, soprattutto oggi, in un contesto internazionale che sembra nuovamente in bilico tra globalizzazione e frammentazione.
In questo frangente, Mattarella ha invitato a riflettere su come l’attuale aggressione russa all’Ucraina risuoni come un ammonimento sulle devastanti conseguenze di un ritorno alla logica della dominazione e dell’espansionismo. Nonostante i meccanismi internazionali di prevenzione, la guerra ha nuovamente mostrato la sua tragica realtà, sollevando interrogativi sulla capacità delle istituzioni internazionali di prevenire conflitti simili. Rievocando gli eventi del secolo scorso, Mattarella ha affermato: “La strategia dell’appeasement non funzionò nel 1938. La fermezza avrebbe, molto probabilmente, evitato la guerra. Riflettendo sulle prospettive di pace in Ucraina, dobbiamo esserne consapevoli.” La risposta a questa sfida, secondo il Presidente, non può essere un abbandono della cooperazione multilaterale, ma al contrario, un rafforzamento degli strumenti che, nonostante le difficoltà e i limiti, hanno permesso di mantenere la pace per decenni.
Nel suo intervento, Mattarella ha approfondito il ruolo cruciale dell’Europa nel mantenere l’ordine internazionale e nel difendere i valori di democrazia e pace. L’Unione Europea, simbolo di cooperazione tra Stati storicamente divisi da conflitti, rappresenta oggi un esempio di come la pace possa essere costruita attraverso l’integrazione e il rispetto dei diritti umani. In un mondo che sembra tornare alla logica delle “sfere di influenza”, l’Europa è chiamata a scegliere se essere una semplice spettatrice o un attore attivo nel determinare le dinamiche internazionali. La pace, ha sottolineato il Presidente, “non è un dono gratuito della storia. Statisti e popoli, per conseguirla, devono mettere in campo il loro impegno. La pace richiede volontà, costruzione e custodia.”
In questo contesto, occorre resistere a “figure di neo-feudatari del Terzo millennio – novelli corsari a cui attribuire patenti – che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio e dallo spazio extra-atmosferico, come se fossero usurpatori delle sovranità democratiche.”
Il sistema internazionale si contraddistingue per il suo forte dinamismo, in un panorama geopolitico in cui emergono nuovi attori e sfide globali che richiedono un’azione collettiva più incisiva.
“Oggi come allora, si allarga il campo di quanti, ritenendo superflue se non dannose per i propri interessi le organizzazioni internazionali, pensano di abbandonarle. Interessi di chi? Dei cittadini? Dei popoli del mondo? Non sembra essere così. Le conseguenze di queste scelte, la storia ci insegna, sono purtroppo già delineate. È il momento di agire: ricordando le lezioni della storia e tenendo a mente che l’ordine internazionale è dinamico. È una realtà in continua evoluzione, da adattare ai cambiamenti, senza compromessi sui principi, valori e diritti che i popoli hanno conquistato e affermato.“
Per Mattarella, la scelta è in parte difficile, ma estremamente chiara. “Bisogna scegliere: essere ‘protetti’ oppure essere ‘protagonisti’?“
pubblicato su il Cittadino del 17 febbraio 2025









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