il “popolo dei giusti” che si è opposto alla mafia

Rendere onore alle vittime di tutte le mafie è un dovere civico, ancora prima che morale: il loro sacrificio alimenta la speranza per una convivenza pacifica e giusta in questo nostro Paese, così profondamente colpito dalla piaga della criminalità organizzata. Il ricordo è qualcosa che dovremmo coltivare quotidianamente, non solo in occasione di questo giorno dedicato alla loro memoria. Scorrendo la lista di coloro che hanno dato la vita per la giustizia, emerge una varietà incredibile di volti e nomi: alcuni molto noti, altri purtroppo sconosciuti ai più. Magistrati, membri delle forze dell’ordine, servitori dello Stato, professori universitari, politici, sindacalisti, imprenditori, operai, insegnanti, sindaci e assessori, così come una folla di gente comune, hanno pagato con la vita il loro impegno contro la criminalità.

In questo grande “popolo di giusti”, oggi vorrei ricordare la vicenda di Pietro Nava. Se è vero che la lotta alle mafie è fatta da persone eroiche che pongono la giustizia sopra la loro stessa vita, vi sono anche individui come il Signor Pietro, che divenne eroe suo malgrado, una specie di “eroe per caso”.

Il 21 settembre 1990, Pietro Nava, agente di commercio, classe 1949, stava percorrendo la superstrada tra Canicattì e Agrigento quando fu involontario testimone oculare dell’assassinio del giudice Rosario Livatino, beatificato da Papa Francesco nel 2021. Le dichiarazioni di Nava furono fondamentali per identificare e condannare i responsabili del delitto mafioso. Nei libri di storia, Pietro Nava sarà ricordato come il primo testimone di giustizia per fatti di mafia.

Dopo aver assistito alla morte del “giudice ragazzino”, come era chiamato Livatino, che all’epoca aveva solo 38 anni, il signor Nava non esitò a recarsi alla più vicina stazione dei carabinieri per denunciare i fatti. Allora Pietro non era consapevole che con quel gesto, tanto coraggioso, la sua vita sarebbe cambiata per sempre. In alcune interviste concesse alla stampa, Pietro Nava ricorda come in quella superstrada, il 21 settembre di tanti anni fa, morirono due persone: il giudice Livatino e lo stesso Pietro Nava, costretto ad abbandonare la sua vita e trasferirsi in un luogo sicuro. Da quel momento, Pietro Nava e la sua famiglia furono costretti a cambiare residenza e cognome più volte, vivendo in uno stato di semi-clandestinità e nascondimento. All’epoca, Pietro aveva due figli: una figlia all’asilo e un primogenito che doveva iniziare la scuola. Anche la loro vita venne sconvolta da quel tragico evento di settembre, costretti a “pagare” per sempre il prezzo del coraggio del loro padre.

Si resta senza parole davanti alla testimonianza di un così alto senso della giustizia e del dovere civile. Una vita stravolta, legami affettivi compromessi, rapporti sociali troncati d’improvviso, una vita perennemente sotto copertura. È difficile commentare l’eroicità naturale di persone come queste, che non hanno avuto un momento di esitazione nel mettere il bene della comunità e il rispetto della giustizia prima di ogni convenienza sociale, interesse personale e familiare, e della dovuta serenità di vita.

Che ne siamo consapevoli o meno, siamo tutti profondamente debitori verso persone come Pietro Nava, perché, nel caos della vita e nella barbarie della lotta mafiosa, mantengono vivo il lumino della speranza, l’anelito alla libertà, il senso della dignità personale e il valore del bene comune. Sono loro che, nel buio delle tenebre, riescono a mantenere accesa la fiammella del futuro, la fiducia nel domani e l’apertura verso l’avvenire.

Sorprendono le parole con cui il signor Pietro Nava conclude una sua vecchia intervista: «Certo che lo rifarei. È l’educazione che mi hanno dato i miei genitori. Non c’era un’altra scelta. Pensare di svegliarmi il giorno dopo in albergo, radermi, fare colazione, leggere della morte del giudice e far finta di nulla? Se avessi taciuto non sarei più stato un uomo libero, non mi sarei più potuto guardare allo specchio».

pubblicato su il Cittadino del 21 marzo 2025

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