un mondo carico d’odio

C’è un sentimento che oggi pare prevalente in questo mondo in cui si sono perse le tradizionali coordinate che orientavano l’esistenza: è il sentimento dell’odio. In un’epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti e da una profonda inquietudine sociale, questo sentimento si insinua nelle pieghe della nostra quotidianità, influenzando le interazioni personali e collettive. Ma cosa distingue l’odio da altre forme di ostilità, come l’aggressività?

L’aggressività, spesso, è una manifestazione di impulsi provocati dall’immediatezza del momento, una reazione istintiva di fronte alla frustrazione dei propri limiti quando messi a confronto con l’altro o con la realtà. L’odio, al contrario, assume una forma più pacata, più calcolata, e per questo diventa tanto più pericoloso quanto più persistente e violento nei suoi effetti.

L’odio non nasce dalla spontaneità; esso richiede un regime di pianificazione e strategia. Secondo Jacques Lacan, “l’odio è il solo sentimento lucido”. Non è mai impulsivo, ma al contrario, calcolato e meticoloso. È un sentimento che matura nell’ombra, covando rancore e alimentandosi di convinzioni, fino a portare alla luce il suo programma distruttivo con una precisione inquietante.

Scrive Massimo Recalcati: “L’odio esprime la passione identitaria dell’essere come pura passione di distruzione dell’altro. (…) Solo nel mondo umano esiste l’odio come volontà di distruzione. La tendenza aggressiva che reagisce all’immagine del simile accomuna il mondo animale a quello umano, mentre l’odio, come passione dell’essere, definisce una tendenza che è propria solo dell’umano.”

La storia umana offre tragiche testimonianze di odio portato ai suoi estremi, che ha condotto a eventi di devastante portata. L’odio dei regimi teocratici e islamisti, l’odio antisemita, il terrore dei regimi nazista, comunista e fascista sono solo alcuni esempi eclatanti di come l’odio possa essere strutturato e trasformato in una macchina sistemica. Questi eventi storici non sono mai stati accidentali; al contrario, dimostrano come l’odio possa essere incorporato nel tessuto stesso di una società, plasmandone le strutture politiche e sociali. Quando l’odio diventa strutturale e istituzionalizzato, si trasforma in una forza capace di alterare il corso della storia, annientando la diversità e cancellando la memoria collettiva di intere generazioni. In queste configurazioni, l’odio si fa narrativa unica, che nega il confronto e abbraccia l’omogeneità forzata.

Se, come sostiene sempre Recalcati, la democrazia prospera nella logica del “due”, l’odio, invece, è ossessionato dalla “passione per l’uno”. La democrazia si nutre di dialogo, dialettica, compromesso, confronto, scontro e mediazione, nella complicata ricerca di una sintesi tra diverse prospettive e idee. L’odio, invece, alimenta una visione monocromatica, integralista, e vive nella negazione di ogni diversità. Non tollera ciò che non rientra nei propri confini; non cerca solo la sconfitta dell’avversario, ma ambisce alla sua negazione e al suo annientamento.

Lacan ci invita a riconoscere la matrice profonda di ogni forma di odio: quella che nasce dalla negazione di quella parte di noi stessi che non controlliamo, non dominiamo e non possediamo mai pienamente. “La passione dell’odio mira a cancellare il debito simbolico nei confronti dell’altro, realizzandosi come negazione della nostra provenienza, della nostra dipendenza dall’altro, del debito simbolico che la vita umana contrae con l’altro da cui proviene.”(M. Recalcati)

In fondo, il motore dell’odio è tutto interno al soggetto: non solo e non primariamente odio per l’altro, ma anzitutto odio per se stessi, come rifiuto da parte del soggetto del proprio essere radicalmente straniero a sé.

pubblicato su il Cittadino del 11 aprile 2025

Una replica a “un mondo carico d’odio”

  1. Avatar Vincenza63

    Infatti molti umani che vivono odiando spesso muoiono suicidi. Ahimè.

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