siamo piste di decollo

Domenica, ore 22. Ripenso al weekend appena terminato e mi rendo conto che in quel preciso istante ho una figlia che sta volando sopra i cieli degli Stati Uniti e un altro che sta “volando”, in modo diverso, su un’ambulanza della Croce Rossa con le sirene spiegate sulle strade del Lodigiano per soccorrere chi ha bisogno. Ciascuno di loro ha preso il volo, o quantomeno sta cercando di farlo. Ognuno sta seguendo la propria buona stella, costruendo il proprio futuro, e cercando la propria strada per diventare donna e uomo. Sì, perché si nasce esseri viventi, ma diventare uomini è un compito, un viaggio, una vocazione.

Simona ed io siamo rimasti soli in casa. Non che ci dispiaccia, dopo tanto correre avanti e indietro. Realizzo che, in fondo, Simona ed io siamo solo delle piccole piste di decollo, povere rampe di lancio, incerti porti da cui prendere il largo verso la vastità della vita. Il grande Gibran usava un’altra immagine, quella dell’arco e della freccia, ma il senso non cambia: ogni famiglia, ogni legame affettivo di cura, è solo il nido in cui crescere e dal quale prendere il volo. Non vi è alcuna proprietà, nessun diritto da rivendicare, nessuna condizione da porre o vincolo da rispettare.

Fai del tuo meglio affinché i “giovani piloti” si esercitino al meglio sulla pista; cerchi di offrire loro lezioni di guida precise e complete, insegni a scrutare il tempo, osservare i venti e le nuvole, ma poi giunge il momento in cui devono decollare, partire, andare. Accade così da generazioni, da secoli e millenni. Consiste in questo la generatività della propria vita: diventare trampolini di lancio, affidabili, flessibili, presenti, e lasciare che i figli si tuffino nel mare della vita.

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