“Penso che oggi la voce della Chiesa, non come istituzione ma come autentica comunione dei fedeli, con i martiri e la testimonianza di uomini e donne che spesso sacrificano la loro vita in contesti di violenza, guerra e conflitto, offra grande speranza al mondo.” Queste parole sono tratte da una rara intervista concessa dall’allora Cardinale Prevost, ora Leone XIV, nuovo vescovo di Roma e guida della Chiesa Cattolica. Dopo un papa venuto dalla “fine del mondo”, lo Spirito Santo ha donato alla Chiesa un pastore dai tratti diversi, con modi più timidi e riservati, quasi imbarazzati di fronte all’immensa folla di piazza San Pietro. Un uomo con un passato ricco e complesso: americano di nascita, ma figlio di immigrati, laureato in matematica e filosofia, agostiniano d’adozione, studi a Roma in diritto canonico, e una lunga esperienza missionaria in Perù, prima come sacerdote e poi come vescovo. Dopo essere stato superiore dell’ordine degli agostiniani, è giunto a Roma nel 2023, nominato da Papa Francesco come prefetto del Dicastero dei Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Un curriculum ricco, in cui le esperienze missionarie si affiancano a quelle di governo e guida delle comunità ecclesiali.
Il suo stile mite e dimesso non lo ha reso molto conosciuto al grande pubblico. Con il tempo impareremo a conoscere la persona e lo stile di Papa Leone che, tuttavia, nel suo primo discorso dalla Loggia di San Pietro, ci ha lasciato parole che potrebbero servire come guida per il suo futuro ministero.
Vorrei evidenziarne tre che hanno rappresentato le colonne portanti del suo saluto: pace, sinodalità, missione.
“La pace sia con tutti voi!” sono state le prime parole del nuovo papa, e la parola pace è stata ripetuta dieci volte nel suo saluto. “Una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante, che proviene da Dio, che ci ama tutti incondizionatamente,” ha detto Papa Prevost. La pace è il cuore del messaggio cristiano e il primo dono di Cristo dopo la risurrezione. È una pace che si nutre attraverso il dialogo, capace di costruire ponti (altra espressione ricorrente di Leone!) e che ha il coraggio di incontrare l’altro e l’Altro. La pace di Papa Leone è una pace “cristologica”, che trova la sua sorgente nella vicinanza di Dio con ogni uomo, e nella comunione che questa vicinanza genera tra i credenti.
Poi c’è la sinodalità, espressa nell’invito a “camminare insieme”: “A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, d’Italia, e di tutto il mondo, vogliamo essere una Chiesa sinodale, che cammina cercando pace e carità, vicina a chi soffre.” In un’intervista a Vatican News, Prevost ricordava che “A volte sembra che tutto si riduca a votare per poi applicare ciò che è stato votato. In realtà, si tratta di qualcosa di più profondo e diverso: bisogna ascoltare lo Spirito Santo e la ricerca della verità nella Chiesa, passare da un’esperienza dove l’autorità parla ed è tutto fatto a un’esperienza di Chiesa che valorizzi i carismi, i doni e i ministeri.”
Infine, la missione, densa di significato per un papa a lungo impegnato in terre lontane. L’invito del papa è andare al cuore dell’esperienza di fede: “Dobbiamo cercare come essere una Chiesa missionaria, che costruisce ponti e dialoga, sempre aperta ad accogliere, come questa piazza dalle braccia aperte.”
Nell’intervista vaticana, Prevost affermava: “Spesso ci siamo preoccupati di insegnare la dottrina e il modo di vivere la nostra fede, ma rischiamo di dimenticare che il nostro primo compito è insegnare cosa significa conoscere Gesù Cristo e testimoniare la nostra vicinanza al Signore. Questo viene prima di tutto: comunicare la bellezza della fede e la gioia di conoscere Gesù.“
pubblicato su il Cittadino del 10 maggio 2025









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