Simon Sinek sostiene che, secondo recenti studi, bastano 8 minuti di connessione autentica con un altro essere umano per farlo sentire meno solo in un momento di difficoltà e di stress. Bastano otto piccoli minuti — 480 secondi, il tempo di leggere un articolo di giornale o di farsi un caffè — per rompere la bolla dell’isolamento, per far uscire qualcuno dalla tristezza della solitudine e creare empatia e vicinanza.
In realtà, ognuno di noi può prendersi quei 8 minuti: uscire da una riunione, interrompere una telefonata, mettere in pausa la musica, lasciare da parte la lettura di un libro o interrompere la preparazione della cena. Otto minuti sono davvero una pausa veloce nelle nostre frenetiche giornate, eppure quella manciata di attimi ha un potere enorme, un potenziale incredibile e insospettabile.
Simon Sinek ha creato una sorta di linguaggio in codice con i suoi amici: la domanda “Hai 8 minuti per me?” suona come una richiesta di aiuto, un grido di allarme, l’appello a un amico in un momento particolare.
Penso che, in fondo, ciascuno di noi meriti amicizie capaci di regalare otto minuti, solo otto piccolissimi minuti, dedicati a noi stessi, in attento ascolto, in profonda condivisione e in generosa empatia. Abbiamo tutti bisogno di quei benedetti otto minuti in cui siamo al centro dell’attenzione dell’altro, nel suo cuore, nella sua testa e nei suoi pensieri. Abbiamo bisogno — e forse anche diritto — di godere di un tempo speciale ed esclusivo, in cui gli impegni vengono messi da parte, le cose da fare sono in stand-by, e le incombenze della vita vengono lasciate momentaneamente sul binario morto.
Nella frenesia insostenibile del nostro tempo, quegli otto minuti sono un dono grande, un balsamo, un sollievo e una fonte di ristoro e rigenerazione.
Personalmente, ho imparato a diffidare di chi non ha mai tempo per me, di chi mi mette in fondo alla lista delle priorità, di chi si perde tra mille impegni e non riesce a regalarmi anche solo otto minuti in modo esclusivo e dedicato. Dubito di chi ha sempre altro da fare: una riunione, i figli, gli impegni, il volontariato, i doveri, la famiglia, il lavoro, la carriera, la macchina dal meccanico e l’appuntamento dal dentista, quegli impegni improrogabili, e i figli da ritirare da scuola. La vita mi ha insegnato a diventare sospettoso verso queste persone che non sanno regalarmi otto piccoli minuti solo per me, in modo unico ed attento.
Non si risolve niente in quegli otto minuti, nessun problema o questione urgente. Quella manciata di tempo serve solo a sentire il calore di un altro essere umano, ad ascoltare una parola di incoraggiamento o a condividere una pena della vita. Forse, alla fine, questa è la vera forza dell’amicizia: saper regalare e essere regalati di quei pochi minuti di autentica presenza.









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