“Non pronuncerai invano il nome del Signore”

Oggi, nel giro di mezz’ora davanti alla televisione, ho sentito per ben tre volte invocare la benedizione di Dio sulle azioni degli uomini armati: il presidente Trump nel discorso alla nazione dopo l’attacco in Iran, il segretario alla difesa Hegseth in conferenza stampa, e infine il premier israeliano Netanyahu nel suo messaggio televisivo. Tutti a ringraziare Dio per il presunto favore concesso alla propria fazione, tutti ad appellarsi alla benedizione divina sulle guerre appena celebrate e su quelle che si stanno per scatenare.

È un vizio antichissimo, quello di arruolare Dio come mascotte della propria parte, come alleato in una guerra che, in realtà, è sempre e solo umana. Interpretare la protezione divina come se fosse una polizza assicurativa da sventolare contro i nemici diventa un’operazione meschina e ipocrita. È l’illusione di poter trascinare Dio nel campo delle proprie ambizioni, di farne il portabandiera dei propri interessi, il soldato invisibile nel proprio esercito.

L’uomo religioso si convince così di poter manipolare l’Onnipotente, piegandolo ai propri scopi e ai propri slogan. Ma l’uomo di fede sa di doversi avvicinare al Mistero, senza pretese e senza illusioni di onnipotenza, ben consapevole che, come ci ha insegnato il Figlio, Egli “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45). Dio non è il burattino delle nostre beghe, né il generalissimo delle nostre vendette. Non si schiera come un capo ultrà a favorire un figlio contro l’altro.

C’è qualcosa di profondamente sacrilego in queste invocazioni, da qualunque parte e nazione esse vangano. Esse rappresentano un tentativo arrogante di piegare Dio ai propri interessi, tradendo così tutto ciò che Egli ha detto e fatto. È blasfemo invocare la benedizione divina sulla morte dei propri fratelli; è una bestemmia attribuire il successo, soprattutto quando macchiato di sangue, alla preferenza dell’Onnipotente.

Sarebbe ora di ricordare le parole pronunciate sul Sinai: “Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano” (Es 20). Ci sono bestemmie ben più gravi delle volgari imprecazioni: sono quelle che riducono Dio a marionetta dei nostri conflitti, a tifoso violento delle nostre guerre, pronto a benedire il male che vogliamo infliggere ai nostri simili.

Una replica a ““Non pronuncerai invano il nome del Signore””

  1. Avatar souldeliciously063f58d770
    souldeliciously063f58d770

    verissimo!

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