La pannocchia di granoturco

L’estate è l’occasione propizia per trovare un contatto più diretto con la natura: una passeggiata in campagna, una nuotata al mare o una camminata in montagna diventano gesti semplici ma potenti per colmare quella distanza che la vita ordinaria ha creato tra noi e lei.

Viviamo immersi in luoghi artificiali, dove la dimensione umanizzata è preminente, programmata, controllata. Eppure, quando torniamo a respirare l’aria aperta, ci accorgiamo subito di quanto la natura sappia mostrarsi potente e generativa. Basta attraversare un campo che inizia a mostrare i primi frutti, pronti per la mietitura, per percepire quella forza immensa e creatrice che governa il movimento delle cose.

C’è una dinamica eccedente, portentosa, che anima ogni cosa intorno a noi. È la generosità silenziosa della terra, che produce vita in modi che sfuggono a ogni nostro calcolo, progetto o controllo. La terra genera da sé, spinta da una dynamis interna inarrestabile, una capacità creativa che possiamo solo contemplare e accogliere con gratitudine.

Forse il mistero del cosmo intero si nasconde proprio lì, nella presenza silenziosa di una pannocchia di granoturco che spunta come un miracolo dal campo seminato mesi fa da mani pazienti. Dentro quel piccolo seme era già custodita una promessa: la maturazione, il frutto, la continuità. È un mistero che riguarda non solo ciò che esiste, ma ciò che nasce, cresce, compie il suo ciclo, si dona.

In questo ritrovato rapporto con la natura possiamo allora intuire che non siamo spettatori di una scena fredda e immobile. Siamo parte di un dinamismo vivente, immersi in un grembo gravido di vita, che ci invita a rallentare, osservare, partecipare.

E forse, in questo abbraccio silenzioso con la terra, possiamo riscoprire anche una parte dimenticata di noi stessi.

Lascia un commento

I’m Marco

Benvenuti in questo mio piccolo spazio virtuale che vorrebbe offrire sosta e ospitalità a pensieri ed esperienze capaci di custodire il senso ed i sensi della vita

Let’s connect