L’onore è il caso serio della nostra vita. Esso non riguarda soltanto – e non primariamente – il prestigio sociale o il narcisismo, ma si riferisce anzitutto al valore di sé, al peso che io stesso e gli altri attribuiamo alla mia persona. L’onore è qualcosa di così rilevante nell’esistenza umana che, in qualche caso, vi sono persone che hanno scelto di togliersi la vita nel momento in cui ne hanno sentito la perdita, per motivi diversi. Forse possiamo vivere senza denaro, senza un ruolo sociale o senza avere grande potere, ma dubito che qualcuno possa condurre una vita pienamente umana senza il proprio onore.
Purtroppo, questo termine ha conosciuto anche pericolose derive patologiche e violente, fino a diventare, in alcuni contesti, una giustificazione per omicidi, minacce e aggressioni. La società dell’onore, tipica spesso di ambienti mafiosi, è quella particolare configurazione sociale in cui l’onore si trasforma in un idolo morboso da adorare in modo narcisistico e autoreferenziale.
Ciononostante, queste brutali deviazioni non riescono a sopire il bisogno profondo di onore che ciascuno di noi conserva nel cuore. Di questo onore, oggi, ci parla anche l’evangelista Luca nella parabola del banchetto nuziale: il Maestro osserva i comportamenti dei commensali invitati e, con la consueta saggezza, offre un insegnamento prezioso: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali».
La parabola, in fondo, ci suggerisce che esistono due strade per accedere al senso profondo dell’onore: una in forma attiva, l’altra in forma passiva. C’è un onore cercato, desiderato tenacemente, perseguito con determinazione – quello che ci spinge a lottare per i primi posti, alla ricerca costante di riconoscimento, attenzione e prestigio. È l’onore conquistato con le proprie forze, come frutto delle proprie ambizioni e brame.
Ma esiste anche un onore ricevuto, accolto come dono, regalato come un premio inatteso, custodito come un riconoscimento umile ma, paradossalmente, ancor più evidente. È l’onore che nasce quando non lo si cerca, quando si preferisce mettersi all’ultimo posto e non fare di esso la misura della propria vita.
La domanda impegnativa è: come è possibile raggiungere l’onore senza mai cercarlo? Come ottenerlo senza domandarlo? La parabola di Luca ci mostra una strada precisa e radicale: avere fiducia in Colui che ci ha invitato al banchetto della vita. Tutto si gioca qui. Possiamo permetterci di prendere posto in fondo soltanto nella certezza che il Padrone di casa avrà occhi e attenzione per noi, e saprà assegnarci, a tempo debito, il posto che meritiamo.
Non si rinuncia ai primi posti per debolezza, paura o vigliaccheria, ma per una fiducia radicale nel fatto che Colui che ci ha chiamati al banchetto della vita saprà onorarci nel modo e nel tempo opportuno.









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