Il finale come inizio. Che sia una lettura ribaltata?

Chi mai inizierebbe a leggere un libro dalla fine? Chi aprirebbe un romanzo nuovo partendo dalle ultime pagine? È un modo di procedere strano, quasi innaturale. Eppure, è esattamente ciò che oggi la liturgia ci invita a fare con l’inizio del nuovo anno liturgico, che coincide con l’avvio del tempo di avvento.

Le pagine di Matteo proclamate oggi sono infatti quelle finali, non le prime. Sono finali non solo perché appartengono agli ultimi capitoli del Vangelo ma, anzitutto, perché parlano delle cose ultime, del compimento della storia e del ritorno del Figlio dell’Uomo.

C’è un motivo profondo per cui la Chiesa ci invita a “sfogliare” un libro partendo dall’epilogo: perché in qualche modo ci dona il criterio per leggere tutto il resto. Sapere dove conduce il cammino ci incoraggia a intraprenderlo. Conoscere il finale non toglie il gusto del viaggio, anzi: garantisce che ogni passo avrà un senso, che nulla andrà perduto, che il nostro andare è orientato a una meta affidabile.

È proprio da questa fine che l’Avvento prende forma. Questo tempo non è anzitutto l’attesa infantile e un po’ consumistica del Natale, come spesso immaginiamo. L’Avvento è l’attesa di un compimento. Introduce nella storia una freccia, una direzione, una promessa che attraversa i giorni e li trasforma. La grande storia – e la nostra piccola storia personale – non è più una ripetizione banale di ore, minuti, impegni e scadenze: diventa il periodo in cui qualcosa deve maturare, in cui qualcuno deve arrivare.

Per questo l’Avvento è davvero un tempo rivoluzionario, perfino “anarchico” nel senso più bello del termine. Si oppone radicalmente alla mentalità dominante, che riduce tutto all’oggi, al presente immediato, al consumo istantaneo del momento. L’Avvento ci chiede invece di aprirci al futuro, di sbilancarci verso ciò che ancora non vediamo, di credere che il tempo non scivola verso il nulla ma tende a un compimento.

Attendere significa vivere con la certezza che la storia – la nostra e quella del mondo – non è un caso che rotola, ma un cammino che si apre verso una pienezza finale. E allora sì, forse ha senso ogni tanto leggere un libro dalla fine: perché solo conoscendo la meta possiamo davvero iniziare il viaggio.

Lascia un commento

I’m Marco

Benvenuti in questo mio piccolo spazio virtuale che vorrebbe offrire sosta e ospitalità a pensieri ed esperienze capaci di custodire il senso ed i sensi della vita

Let’s connect