C’è un’usanza curiosa – inconsueta per noi italiani, ma ancora sorprendentemente viva negli Stati Uniti – che ogni anno riaffiora con la stessa puntualità del vischio alla porta. È la tradizione delle cartoline natalizie spedite per posta a parenti e amici: un rito che sembra arrivare da un’altra epoca e che invece, qui, gode di ottima salute.
Di solito queste cartoline raccolgono alcune fotografie della famiglia, rigorosamente in versione “Holiday Mood”: maglioni rossi, pigiami a tema, sciarpe scozzesi, lucine e, quando possibile, perfino una foto con Babbo Natale in persona.
In casa dei B. ne vedo una scatola intera pronta per essere spedita, e allo stesso tempo noto già diverse cartoline appese alle pareti, tra quelle già arrivate. Miriam mi conferma che molte altre sono in viaggio: lo spago che ora ne sostiene solo quattro o cinque, presto sarà pieno.
A noi europei questa usanza può sembrare antiquata, soprattutto pensando a un Paese che ha fatto del digitale e della velocità il proprio biglietto da visita. Eppure il rito delle cartoline segue un ritmo antico, completamente sganciato dall’immediatezza a cui siamo abituati: settimane prima si scattano le foto di rito, poi si mandano in stampa, si riempiono le buste, si scrivono gli indirizzi uno a uno, si va all’ufficio postale. Lento è anche il processo inverso: ogni giorno la cassetta della posta potrebbe regalare nuove immagini, nuovi auguri, nuove tracce di affetto che arrivano quando vogliono, senza preavviso, in un tempo che non si può accelerare.
Se ci pensiamo bene, forse proprio qui sta il senso più profondo di questa tradizione. Forse le cartoline natalizie sono un modo per regalare tempo invece che cose, affetto invece di oggetti. Quel piccolo rettangolo di carta colorata, che materialmente vale poco, porta con sé un messaggio molto più pesante: “Ho pensato a te. Ho dedicato del tempo alla nostra relazione. Sei parte della mia vita, dei miei affetti, della mia storia”.
Alla fragilità materiale di quel cartoncino corrisponde la solidità dei legami che rappresenta. Nella casa dei B., quei biglietti diventano quasi un manifesto silenzioso: in un mondo che compra e vende tutto, che corre, che misura il valore in ciò che si accumula, esiste ancora chi sceglie un gesto lento, gratuito, non redditizio.
Forse è proprio questo il piccolo miracolo del loro Natale: ricordare che il dono più prezioso che possiamo fare a chi amiamo è il nostro tempo.









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