Ci aveva già provato il governo britannico: mandare i richiedenti asilo in Ruanda, allestendo nel paese africano dei centri di accoglienza per coloro che erano sbarcati sulle coste inglesi. La cosa non ha avuto gli effetti sperati: la Corte Europea dei Diritti Umani così come la Corte di Appello britannica hanno bocciato questa opzione in quanto contraria ai diritti dell’uomo. In pratica ad oggi nessuno immigrato ha lasciato il suolo di Sua Maestà in attesa che si pronunci la Corte Suprema.
Il governo italiano ha voluto seguire l’esempio dei colleghi di oltre manica, siglando un accordo con il governo albanese per ospitare due centri di accoglienza sul suo territorio per gli immigrati con destinazione il Bel Paese. In realtà non tutti saranno soggetti a questa riassegnazione, ma solo coloro che sono stati soccorsi via mare attraverso mezzi dello stato italiano (quindi di fatto già arrivati su territorio italiano). La cosa è stata annunciata in pompa magna dal nostro premier e dal premier albanese, come segno di collaborazione e di riconoscenza verso lo sforzo fatto dall’Italia in passato a favore della popolazione albanese.
Pur apprezzando la disponibilità dei nostri amici di oltre mare, la cosa lascia non pochi punti interrogativi e perplessità: perché questa scelta? Perché abbiamo bisogno di “dislocare” altrove le persone che arrivano? Oltretutto verso un Paese non solo non appartenente alla Unione Europea (e quindi non soggetta alla sua legislazione) ma decisamente più povero del nostro.. E poi: perché questa inattesa disponibilità dell’Albania? Come è possibile che uno stato ceda parte del suo territorio e della sua sovranità ad altri? Che cosa avrà in cambio?
Se sarà lo stato italiano a farsi carico delle gestione amministrativa ed economica dei centri, per quale motivo farli in Albania e non in un’altra zona del nostro Paese? Non mi pare che in Italia non ci sia spazio “fisico” per la costruzione di un centro.. A meno che quello che manca non sia lo spazio “fisico” ma quello “simbolico”: spostare gli immigrati lontano dagli occhi potrebbe essere un modo affinché essi si allontanino anche dal nostro cuore…
Da qualunque parte la si guardi la proposta secondo me ha dei contorni surreali e di difficile comprensione: gente mandata in un altro Paese ma che risponderà alla legislazione italiana, con una complicazione organizzativa ingiustificata (con gente che andrà da Roma a Tirana continuamente); il rischio (molto alto) che la cosa sia contraria alla legislazione internazionale (UK docet); il fatto che i rimpatri resteranno comunque difficili se non si attivano accordi bilaterali (ad oggi quasi assenti) con i Paesi di partenza…
Dirò una cosa un po’ forte: si ha la sensazione che queste persone (richiedenti asilo, fino a prova contraria…) siano trattati come dei “rifiuti umani” che, non sapendo come trattarli, li si invia in qualche paese lontano per essere smaltiti altrove… come dicevo: lontano dagli occhi, lontano dal cuore…









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