La carrozza della metropolitana è affollata come sempre a quest’ora del mattino, quando molti si spostano per raggiungere il lavoro o l’università. Il clima rigido costringe tutti a indossare abiti pesanti, che risultano ingombranti all’interno della carrozza già piena. Mentre mi faccio spazio tra i passeggeri, cerco un angolo tranquillo per affrontare il mio viaggio. Ho imparato che l’angolo opposto alla porta che si apre alle fermate è un buon punto in cui sostare, al riparo dai flussi della folla.
Mentre osservo ciò che mi circonda, mi ritrovo di fronte a una scena comune ma, per qualche ragione, oggi particolarmente accattivante. Sono circondato da persone con gli sguardi fissi sugli schermi dei loro smartphone. Alcuni, con le cuffie alle orecchie, guardano un film; altri scorrono le pagine dei social network, mentre altri ancora leggono notizie online. Ciò che accomuna questa variegata folla di passeggeri è il modo in cui la loro attenzione è catturata dal cellulare. Nonostante condividano lo stesso spazio, in realtà comunicano poco tra loro. Sembrano isolate in bolle autonome, piccole monadi che viaggiano nel sottosuolo di Milano.
È sorprendente come quel piccolo schermo diventi la finestra sulla nostra realtà quotidiana, diventando una chiave essenziale per conoscere e interpretare ciò che ci circonda. Esso rappresenta la principale fonte delle nostre interazioni con gli altri. Il display media la nostra presenza nel mondo, come una lente che può distorcere o migliorare la nostra visione delle cose. Se il nostro sguardo è sempre uno sguardo prospettico, perché assume sempre un punto di vista, questa prospetticità è veicolata da uno strumento che ragiona secondo algoritmi che non controlliamo..
Lasciata la metropolitana, mi incammino verso l’ufficio. Subito fuori dalla stazione, faccio un incontro piacevole: una classe di bambini dei primi anni delle elementari, in fila indiana, guidati e sorvegliati dalle insegnanti. È un microcosmo composto da volti italiani, asiatici, africani e tante altre possibili mescolanze. I loro occhi brillano di entusiasmo ed eccitazione, una ventata di freschezza in questa limpida mattina milanese, un frammento di vita che lo schermo non può restituirci.









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