imparare a “prendere tempo”

Negli ultimi decenni, il panorama sociale e tecnologico ha assistito a una rivoluzione silenziosa: il presente ha preso una posizione egemonica, ridimensionando la riflessione sul passato e paralizzando l’immaginazione del futuro.  Siamo ormai tutti prigionieri dell’oggi, incapaci di riconoscere la storia che ci ha generato ed il domani verso cui siamo diretti.

Le tecnologie moderne hanno promosso una cultura dell’istantaneità, imponendoci una nuova norma in cui ogni momento è rapido e immediato. È quanto Marc Augé, sociologo di fama, ha più volte denunciato, ricordando che gli spazi virtuali e le relazioni in rete non possano sostituire la concretezza degli incontri in spazi e tempi definiti. Ogni relazione reale richiede un tempo ed uno spazio specifici, che sono incompatibili con l’istantaneità e la fugacità dei contatti che sperimentiamo sui social media.

I social media creano ambienti virtuali in cui l’interazione è superficiale, alimentando una ricerca ossessiva di visibilità che compromette la natura autentica delle relazioni sociali. Essi tendono a insinuarsi nell’intimità del corpo di chi li utilizza a tal punto che si vedono sempre più persone che sembrano dipendere quasi fisicamente dal cellulare, dal computer, o dalla musica ascoltata con le cuffiette. Questa dipendenza è diventata così pervasiva da essere paragonabile all’uso degli occhiali o degli apparecchi acustici, una quotidianità dalla quale risulta arduo distaccarsi.

Viviamo schiacciati dalla tirannia dell’immediatezza, in un mondo che ha perso il senso del tempo e che ci costringe a una presenza eterna ed  una disponibilità senza limiti. Secondo Augé, a questa istantaneità si può certo riconoscere una serie di qualità positive, come la spontaneità e la sincerità. Tuttavia essa non è priva di pericoli in quanto rischia di sfociare in una istintività fuori controllo e, talvolta, nella violenza. Da qui, emerge la necessità di un nuovo approccio esistenziale ed educativo che ponga al centro l’arte di gestire il tempo. Occorre saper sfuggire alla tirannia dell’attimo, all’oppressione dell’istante e alla prepotenza dell’immediato. Augé sottolinea l’importanza di coltivare il desiderio, di avere pazienza, di riflettere e di conoscere. Occorre imparare a “prendere tempo”, non soltanto nell’accezione di “non incalzare” e “non andare di fretta”, ma anche nel senso di “prendere in mano il tempo”, “gestirlo”, “padroneggiarlo”.

Forse solo imparando a gestire il nostro tempo avremo la possibilità di entrare in contatto con noi stessi e con gli altri, di rompere le barriere dell’apparenza e della superficialità e, in fondo, a gestire con più serenità tutte quelle inquietudini che si muovono dentro la nostra anima e che la frenesia non fa altro che alimentare.

pubblicato sul numero di Giugno di Lodivecchio Mese

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