Viviamo in un tempo straniante in cui il tragico ed il comico si mescolano in un amalgama difficile da comprendere eppure da accettare. Accadono eventi che ci lasciano incerti se suscitino ilarità o commozione, poiché si collocano su quel confine ambiguo in cui il buffo sfuma nel dramma e, viceversa, la sventura si trasforma in scherno.
Come quello che è accaduto ieri alla Casa Bianca dove un Premier ricercato dalla Corte penale internazionale candida al Nobel un Presidente che ha appena bombardato l’Iran, minaccia di invadere la Groenlandia e il Canada, e si limita a osservare complice la tragedia di Gaza. Situazioni del genere ricordano quanto tutto sembri capovolto. Sembra di vivere in un mondo parallelo, dove i punti di riferimento si perdono, dove l’alto diviene basso, il nobile abietto, il bello brutto, il giusto corrotto. Tutto sembra sottosopra, e si smarrisce il senso delle cose.
Siamo davvero in un “mondo al contrario”, come dice Vannacci, ma non nel modo che lui intende. È un mondo in cui saltano le regole fondamentali della convivenza, il valore delle parole e dei principi, accompagnato da un crescente degrado della razionalità, dall’esaltazione del sensazionalismo emotivo, e da una cattiveria che si diffonde nei rapporti sociali e politici.
In questo contesto disorientante, è essenziale restare aggrappati al valore della riflessione critica e della responsabilità individuale. Solo restando ancorati ai principi di verità, giustizia e umanità possiamo sperare di contrastare questa deriva e ricostruire un mondo in cui la ragione prevalga sul caos, e la dignità umana torni a essere il punto di riferimento imprescindibile.









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