La biblioteca di Bonton è un luogo davvero intrigante. Un enorme edificio con il tetto in legno, colmo fino all’inverosimile di libri di ogni genere e formato. C’è un’ampia sezione dedicata ai bambini, ricchissima di albi illustrati e DVD, e una raccolta altrettanto consistente di titoli per adulti. Ma la biblioteca di Bonton non è soltanto un posto dove prendere libri in prestito: è un vero e proprio luogo di ritrovo, un centro vivo della comunità, dove soprattutto i più piccoli possono incontrarsi, giocare, partecipare ad attività e laboratori.
Durante una delle mie visite, mi è capitato tra le mani un libro non più recente ma decisamente singolare. Me ne sono imbattuto per caso nella sezione dedicata alla crescita personale, quella che raccoglie testi pieni di consigli, suggerimenti e percorsi per migliorare la propria vita e il proprio modo di essere. Tra quei volumi, alcuni noti e altri meno, ne ho trovato uno il cui titolo, in inglese, mi ha catturato all’istante: “Who Moved My Cheese?”, ossia “Chi ha spostato il mio formaggio?”
Il titolo è curioso, quasi giocoso, ma il contenuto è tutt’altro. Il libro parla infatti di cambiamento: di quanto sia faticoso per ciascuno di noi adattarsi a situazioni nuove, di quanto sia naturale resistere quando la vita ci chiede di muoverci, di trasformarci, di lasciar andare ciò che conosciamo. È una piccola fiaba, ma non per bambini: è pensata per adulti che vivono in un mondo complesso e in continuo movimento. Non voglio spoilerare la trama, che si trova facilmente online, ma posso dire che la lettura scorre veloce e colpisce in profondità.
Mi sento di consigliarlo calorosamente perché offre una luce diversa su come guardare ai cambiamenti che la vita porta sul nostro cammino. Accettare di cambiare non è mai semplice. Accettare che cambiamo noi, e che cambiano le persone, gli ambienti, le abitudini attorno a noi, è spesso una delle prove più difficili. Fa male riconoscere che certe cose del passato non ci appartengono più, che certi momenti, certe frequentazioni, certe routines sono definitivamente passate.
La tentazione di aggrapparsi a ciò che conosciamo è forte. Ci si sente quasi legati a un passato che non esiste più, incapaci di guardare al futuro con speranza. Eppure questo piccolo libro ci invita a fare proprio il contrario: a riconoscere che ogni cambiamento fa parte della dinamica della vita, e che soltanto accogliendolo possiamo davvero restare fedeli a noi stessi.
A volte serve poco: una metafora, una storia semplice, un incontro casuale in biblioteca. Eppure può essere proprio ciò che ci aiuta a cambiare passo, a respirare più a fondo, a muoverci verso ciò che siamo chiamati a diventare.








Lascia un commento