Forse uno dei momenti che segna il nostro passaggio all’età adulta coincide con l’istante in cui ci rendiamo conto, un po’ con sorpresa, un po’ con rammarico, che la “pianta” dei nostri legami può perdere le foglie, può seccare e talvolta addirittura morire; e che i nostri rapporti ed affetti possono attraversare l’autunno della vita, quando il freddo, il buio ed il gelo rischiano di comprometterne la sopravvivenza e la rifioritura.
Non è raro coltivare l’illusione che i nostri affetti assomiglino molto a delle stupende piante finte, bellissime alla vista, ma sempre uguali a se stesse, immobili e, a loro modo, eterne. Sicché ci culliamo nel miraggio che esse durino per sempre, sempre uguali, sempre fiorite, in una perenne primavera capace di donare una imperitura germogliazione. Insomma: ottimi oggetti d’arredo, ma in realtà corpi inermi e statici.
C’è una vena di acuto dolore che accompagna l’attimo in cui capiamo che le cose stanno diversamente e che i nostri legami, siano essi di amicizia, di amore o semplicemente di conoscenza, sono soggetti al ritmo delle stagioni, all’incuria del tempo e a quella dinamica di vita e di morte che appartiene ad ogni essere vivente.
Ecco che così quella pianta, che pensavamo eterna, la vediamo perdere la prima foglia, seccare il primo ramo ed inaridire alla radice. Ciò che abbiamo imparato a considerare una presenza abituale nella nostra vita diviene, tutta d’un tratto, fonte di preoccupazione, di turbamento e di affanno. Quello che pensiamo essere “per sempre”, lo riconosciamo ora fragile, debole e bisognoso di cure e di attenzione.
È forse proprio in quell’istante che la vita disvela il suo lato misterioso e più vero: quando ci insegna, con tocco greve, che il “per sempre” non origina dalla permanenza (innaturale ed inerme) di ciò che è sempre uguale a sé stesso, ma dalla capacità di vivere una cura che si dispiega giorno dopo giorno. I nostri legami sono eterni non perché “fatti di plastica”, ma perché la nostra cura, quotidiana e fedele, permette loro di attraversare gli inverni della vita e dona loro la possibilità di rinascita, anche quando tutto sembra perduto.
È proprio così: nulla è per sempre uguale a sé stesso, ma tutto richiede cura, passione ed una fedeltà creativa.
Talvolta questa raggiunta consapevolezza ci urta e ci ferisce, spazza i nostri sogni e colpisce mortalmente le nostre illusioni. Ma forse è solo attraverso questa porta stretta che ci viene aperta la via verso un’umanità piena e riconciliata.