Siamo pronti a rinunciare a WhatsApp?

Meritano attenzione le parole di Beppe Severgnini sul Corriere di ieri. Buona lettura!

***

I pacchi di Amazon, le mappe di Google, le chat di WhatsApp, le storie di Instagram, le discussioni su Twitter, le conversazioni su Skype: queste cose fanno parte della nostra vita. Ma se, per conservarle, dovessimo rinunciare alla libertà, cosa faremmo?

La domanda può apparire bizzarra, ma è legittima. In questa settimana — forse la più difficile per l’Europa dal 1989 — abbiamo visto il mondo al contrario (non quello fantasticato da Vannacci, quello capovolto per davvero). Alla vigilia del terzo anniversario dell’invasione dell’Ucraina, l’amministrazione Usa ha deciso che Vladimir Putin non è l’aggressore. Così, di punto in bianco.

Questa voltafaccia è accompagnato, secondo Reuters, dalla richiesta di metà delle risorse minerarie ucraine: una sorta di risarcimento per l’aiuto militare fornito (per sbaglio, pare di capire!). Se Kiev non s’adegua, gli Usa minacciano di tagliare le connessioni Starlink, vitali per la difesa ucraina. E chi aveva soccorso in quel modo gli ucraini, tre anni fa? Elon Musk. Un omonimo di quello per cui oggi il presidente Zelensky è un mostro che «si nutre dei cadaveri dei suoi soldati»?

In attesa di un autorevole parere psichiatrico sulla vicenda — i diplomatici li abbiamo ascoltati, ma tendono a prenderla alla larga — ricordiamo questo: poche settimane fa si discuteva se lo Stato italiano dovesse stringere un accordo con SpaceX di Elon Musk per proteggere le proprie comunicazioni. Abbiamo la risposta: anche no.

La certezza che gli alleati non ti tradiscono è la roccia su cui sono costruiti la NATO, gli accordi tra le forze di polizia, i legami fra i servizi di informazione. Come possiamo fidarci oggi? È doloroso dirlo, ma le democrazie europee non devono dipendere dagli umori di Trump, Musk e compagnia. È bastato accennare alla regolamentazione delle piattaforme web (imposte, contenuti pericolosi) per scatenare le ire del vicepresidente J.D. Vance. Quello che ha detto a Monaco, e il tono che ha usato, hanno dell’incredibile.

Dovessero diventare strumenti di pressione — o peggio, di ricatto — siamo pronti in Europa a rinunciare ai pacchi di Amazon, alle mappe di Google, alle storie di Instagram, ai messaggi di WhatsApp e alle parabole di Starlink? È una domanda sgradevole, ma è tempo di porsela.

Una replica a “Siamo pronti a rinunciare a WhatsApp?”

  1. Avatar Peo
    Peo

    Il problema e’ che dovremmo essere anche pronti a riunciare ad Android ad iOS ma anche a Microsoft e a macOS… ci pensate? un salto indietro di 60 anni senza PC senza smartphone…
    Pensate alle aziende senza PC? senza Teams per fare le quotidiane Riunioni?
    Credo che purtroppo sia una strada impercorribile… come pensavamo fosse l’eliminazione del gas russo… che ancora oggi usiamo senza troppo farlo sapere in giro…
    A differenza di quello che dice Trump l’europa e’ stata troppo focalizzata su come far aumentare il benessere senza una vera progettualita’ di sostenibilita’… sfruttiamo tutti, chi puo’ darci manodopera a basso prezzo, il gas a basso prezzo, i telefoni e i PC a basso prezzo…
    Insomma “sfruttiamo!” e’ stato fino ad oggi lo slogan… e come Draghi dice da un paio di anni e’ ora che iniziamo a progettare un po’ il vero futuro di una europa che ha vissuto per 100 anni sugli allori di essere stata vincitrice di un conflitto mondiale… che aveva causato!

    "Mi piace"

Scrivi una risposta a Peo Cancella risposta

I’m Marco

Benvenuti in questo mio piccolo spazio virtuale che vorrebbe offrire sosta e ospitalità a pensieri ed esperienze capaci di custodire il senso ed i sensi della vita

Let’s connect