La sofferenza ci passa accanto senza che ce ne accorgiamo, sfiora le nostre vita, incrocia i nostri sguardi in maniera talmente silenziosa da non apparire e non turbare.
La sofferenza ci passa accanto insieme a volti sereni dei nostri amici, che, dietro un’apparente normalità, celano grandi dolori e profonde pene.
La sofferenza ci passa accanto insieme alla voce rotta di qualche collega d’ufficio, che tradisce, in un singhiozzo, un peso che sta portando da anni, in mesto silenzio.
Essa interseca le nostre giornate grazie alla presenza muta di quel compagno di viaggio in treno, o al tizio che ci precede in panetteria, o al vecchio che incrociamo dal medico.
La sofferenza abita le nostre esistenze anche se spesso i nostri occhi sono poco disponibili a riconoscerla ed a onorarla; essa crea voragini nelle nostre vite, scava abissi di silenzio nello ore di coloro che incontriamo.
Talvolta possiede l’evidenza di un corpo segnato e provato, di un passo lento e faticoso, di un volto affaticato e dolente. Molte altre volte la sofferenza sa mimetizzarsi dietro una ordinarietà tranquilla e pacata, dietro a gesti consueti che non attirano la nostra attenzione. Ci sono volte in cui essa persino si fa beffe di noi, celandosi dietro sorrisi radiosi o allegre spensieratezze.
È stolto pensare che non ci sia o che la sofferenza viva lontano dalle nostre città. Essa ci passa accanto tutti i giorni, sotto impensate forme o inattesi modi.
Essa siede, mite, alla porta della nostra casa invocando ascolto, accoglienza e, soprattutto, riconoscimento.