Ho imparato, spesso a mie spese, che l’amicizia vive di momenti alterni: accanto ad istanti di vicinanza, complicità e persino di intimità, vi trovi momenti di assenza, di stallo, di faticosa distanza. Talvolta si tratta di momenti di stasi, di incomprensibile pausa, di una assenza irragionevole ed immotivata. Fatichi a capire come mai la relazione stia attraversando giorni di inverno, dopo le molte e calde estati che aveva vissuto.
È da lì che rischia di nascere un senso di delusione, talvolta di impotenza, altre volte di frustrazione o di rancore. Quella distanza a volte diviene grembo di un fastidioso senso di colpa, giacché cerchi ossessivamente dentro di te che cosa sia andato storto, cosa non abbia funzionato o dove tu abbia fallito.
Ho imparato con il tempo che l’ingrediente essenziale di un’amicizia è l’atteggiamento della fiducia: la fiducia in se stessi, la fiducia nell’altro e la fiducia nel legame. Senza fiducia la relazione appassisce come quei fiori cresciti troppo in fretta lungo la strada e che seccano al primo caldo primaverile. La fiducia ha bisogno di mettere radici nel cuore degli amici affinché il vincolo degli affetti si mantenga vivo nel tempo. Il seme della fiducia, come le più delicate delle piante, chiede tempo e pazienza, capacità di cura e di custodia. Esso germoglia lentamente nel cuore della terra in silenzio, con calma, in solitudine.
Ho imparato che spesso gli inverni che l’amicizia attraversa altro non sono che tempi fecondi di germinazione, tempi in cui il seme della fiducia cerca una zolla di terra in cui dimorare; sono stagioni di sosta che, nonostante le apparenze, sanno diventare grembo prezioso per il domani.