Una cosa mi ha colpito durante le lunghe ore passate al seggio, in questo week end di elezioni amministrative: la presenza di tantissimi votanti anziani. Frequentemente con le altre persone di servizio al seggio ci stupivamo dell’età avanzata, ma spesso portata benissimo, degli elettori che si presentavano per votare. Non più giovanissimi ma arzilli ottantenni che non hanno fatto mancare il loro voto e la loro partecipazione. Capite bene quale è stata la naturale conseguenza di questa considerazione: di giovani, almeno nel mio seggio, se ne sono visti davvero pochi.
Ci sta che c’è una certa generazione viva l’impegno alla partecipazione democratica come iscritto nel proprio DNA: chi ha provato la guerra e ha conquistato la democrazia ad un prezzo assai salato penso senta il senso di appartenenza civico come una istanza morale irrinunciabile. È gente che ha attraversato periodi di contestazione e di violenza, di forte contrapposizione ideologica, di fanatismo accompagnato ad un grade servizio alla comunità: per costoro votare è un atto necessario quanto il respirare ed il mangiare. Intendiamoci: tanto di cappello!
Eppure quanto diciamo che oggi manca il valore della tradizione, ossia la capacità che ha una generazione di “tradere” (ossia di trasferire) alla successiva il suo carico di valori e principi, beh penso che uno di questi ambiti di mancata tradizione sia proprio la passione politica. Diceva Hannah Arendt che oggi non manca la volontà di fare il bene quanto quella di realizzarlo insieme. Ci sono tanti talenti in circolazione ma sono talenti isolati, personali, giocati solo nella dimensione privata e personale della vita; manca la capacità di far fruttare questi talenti a servizio del bene di tutti, in una dinamica comunitaria capace di alimentare il senso di un “noi” chiaro e riconosciuto.
Le nuove generazione risentono di questo ritiro nel privato, di un indifferenza per la cosa pubblica, mossi da un ripiegamento che difficilmente li porta ad interessarsi di qualcosa che vada oltre la stretta cerchia dei propri piaceri. C’è un grosso lavoro da fare per e con le nuove generazioni, per educarle ad un senso di servizio che nasca da riconoscimento della presenza irrinunciabile dell’altro. In fondo se la politica è passione, impegno, sogno per cambiare l’oggi, strategia per incidere sui problemi, essa si offre come una grande opportunità per coloro per i quali il domani sarà il luogo principale della loro esistenza.
È un punto su cui riflettere con pacatezza ma anche severità: consola vedere tante teste stempiate adempiere il loro dovere civico, ma ci deve tutti preoccupare che siano rimasti quasi gli unici a sentire tale responsabilità.
Le tue considerazioni, ed il tuo pensiero, fanno parte di me,
Sono stato presidente di seggio più volte , ma il ricordo vivido dei seggi “volanti” negli ospedali, ove davi la scheda, e ti ritiravi di schiena per non offendere la privacy (come si dice oggi) forse non esiste più.
Il Voto ovverosia, l’espressione del proprio sentimento è ridotto a una tombola, vediamo chi ha vinto!
Un caro saluto Wu Otto
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