A volte la differenza la fa tutta il sentirsi nei pensieri di qualcun altro, percepirsi pensati, oggetto di attenzioni, anche se solo “cerebrali”. A volte basta quello per non sentirsi soli, per avere la certezza di essere custoditi da una persona cara, di valere qualcosa, quanto meno nella testa di coloro che ci fanno destinatari della loro cura, attenzione e tempo.
Credetemi, a volte non serve altro: non sono necessari gesti eclatanti, parole ad effetto o grandi manifestazioni di amicizia. Basta molto meno: il solo sapere che l’altro pensa a noi, che siamo stabilmente (anche se non ossessivamente) nella sua testa e nel suo cuore. Perché poi passare dall’essere nei pensieri di qualcuno all’essere nel suo cuore, il passo è davvero breve, assai meno della distanza che separa fisicamente il cervello dell’organo cardiaco.
Dà consolazione sapere di essere al centro dell’attenzione di qualcuno, è bello pensare che qualcuno sappia individuarci tra la folla, che abbia uno sguardo elettivo nei nostri confronti, che sia in grado di scorgere il nostro volto tra i tanti che incontra durante la giornata.
Temo che tendiamo a sottovalutare la forza e l’energia di un pensiero. Abituati come siamo a dare valore a ciò che è esteriore, efficace e funzionale, ci perdiamo la gioia che nasce dal sentirsi benedetti, custoditi ed accolti. Perché, in fondo, come ho letto da qualche parte: siamo di chi occupa i nostri pensieri, quando nemmeno è presente.