Le nostre fragilità ci ricordano che siamo poca cosa, che siamo fatti di carne e di terra; esse ci riportano alla nostra dimensione “terrestre”, fatta di humus: si, esse ci educano, dolorosamente, all’umiltà.
Talvolta siamo tentati di fare voli pindarici, di andare “oltre”, di fare tutto a tutti…esse invece di riportano alla dimensione più vera di noi, ci rimettono al nostro posto, ci restituiscono la misura di noi stessi e delle nostre capacità. Esse ci ricordano che siamo fragili, nonostante quanto ogni tanto supponiamo, e che siamo vulnerabili: gli altri sono capaci di ferirci, di mortificare la nostra sensibilità e di tradire le nostre aspettative. Sperimentiamo così una dolorosa sensazione di esposizione verso le cose e gli amici, la percezione di vulnerabilità che vorremmo rimuovere o negare.
Le fragilità sono un po’ come quelle severe maestre di una volta che amano l’ordine e la disciplina: non sono disposte a tollerare le eccessive esuberanze e gli interventi fuori luogo. Basta un’occhiata e sei rimesso immediatamente al tuo posto, seduto al tuo banco, in ascolto della vita.