“Cosa aveva spinto Isabel Dalhousie a pensare al caso? Era una di quelle curiose coincidenze – del tutto illogiche – che capitano, per esempio, quando si gira l’angolo e ci si trova davanti la persona a cui si stava pensando proprio in quel momento. O quando si risponde al telefono e si sente la voce dell’amico che stavamo giusto per chiamare. Sono cose che ci fanno credere alla telepatia – della quale abbiamo, ahimè, ben poche prove concrete, come dell’esistenza di Babbo Natale – o al puro caso, che ci illudiamo giochi un ruolo marginale nella nostra vita.
Eppure il caso, pensò Isabel, influenza molto di ciò che ci capita, a partire dalla lotteria che è ogni nascita. Ci piace pensare di poter pianificare quanto ci accade, ma, senza dubbio, il caso si nasconde dietro tanti grandi eventi della vita: l’incontro con la persona con cui siamo destinati a passare il resto dei nostri giorni, un certo consiglio che influenza la scelta della carriera che intraprenderemo, l’imbattersi in una certa casa in vendita; tutte cose che possono essere attribuite al puro caso, ma che nondimeno governano la nostra esistenza e la possibilità , o meno, di essere felici.”
Incipit del romanzo di Alexander McCall Smith – PRATICHE APPLICAZIONI DI UN DILEMMA FILOSOFICO, ed. Guanda